Quando si decide di ristrutturare un albergo, oltre a dover affrontare lunghe
e costose trafile burocratiche, si viene assaliti da mille timori: quello di
entrare in un vortice di spese da cui si farà fatica ad uscire, di effettuare
interventi troppo costosi o dal risultato insoddisfacente, di affidarsi
all’architetto sbagliato, che seguirà il suo gusto, ma potrebbe non garantire i
risultati desiderati. Abbiamo chiesto a Barbara Vannucchi, architetto e
lighting designer specializzata nel settore alberghiero, di offrirci alcuni
consigli su cosa occorre fare per raggiungere un risultato ottimale.
Quali sono gli errori più comuni che si compiono quando si decide di
ristrutturare un albergo? Il rischio maggiore è quello di iniziare i lavori
senza avere le idee chiare su cosa fare, quanto spendere e sui tempi necessari.
Può capitare, ad esempio, che si parta con la messa a norma degli impianti,
obbligatoria per legge, poi, in corso d’opera o al termine dell’intervento
stesso, si
decida di proseguire con i lavori spostandosi su altre aree. In questo modo
budget, priorità e tempi saltano. Altro rischio può essere quello di procedere
con interventi di messa a norma e non cogliere invece l’opportunità di
riqualificare la propria struttura senza per questo sforare il budget.
In pratica, l’albergatore cosa dovrebbe fare quando decide di ristrutturare?
Prima di effettuare qualsiasi intervento, deve aver chiaro qual è il suo
obiettivo: semplice restiling per mantenere lo stesso livello di offerta, un
ampliamento della capacità ricettiva, un innalzamento della qualità ospitale o
la conquista di nuovi segmenti di clientela. In base a questi obiettivi dovrà
definire il budget, le aree di intervento, i tempi e le priorità. Il rischio,
infatti, è quello di effettuare valutazioni parziali, dando particolare peso
solo ad alcuni aspetti (ad esempio l’estetica e le proprie esigenze personali)
trascurandone altri ben più importanti, quali la redditività di un’area rispetto
ad un’altra.
Teniamo presente che camere più funzionali e confortevoli procurano i profitti
maggiori. Un albergo, insomma, non è la propria casa da mostrare agli ospiti, ma
un’azienda che deve generare reddito.
In
base alla clientela di riferimento l’albergo deve puntare su elementi che
rendano unico e irripetibile il soggiorno. L’albergo ha esigenze gestionali
precise e clienti da soddisfare e non ha niente a che fare con una casa privata.
E’ un’azienda che deve rendere, perciò occorre dimenticare gusti e suggestioni
personali per puntare su una pianificazione corretta dell’intervento. Ciò è
possibile con l’aiuto sia di un consulente di marketing (che saprà fornire la
visione più chiara e completa di ciò che occorre fare per ottenere i maggiori
risultati dall’investimento), sia di un architetto capace di interpretare e
realizzare gli obiettivi da raggiungere.
Proprietario, consulente e architetto dovranno lavorare fianco a fianco per
costruire un risultato di successo. Parliamo della tua figura professionale.
Come si fa a scegliere la persona giusta a cui affidare la realizzazione dei
progetti? Competenza, specializzazione e professionalità devono interpretare
esigenze aziendali e personali. L’architetto esperto, ad esempio, saprà valutare
le proposte delle aziende di contract, scegliendo i materiali giusti per una
realtà alberghiera. Poi, naturalmente, deve esserci feeling tra albergatore e
architetto per riuscire ad instaurare un dialogo e una comprensione immediata.
Infine, molto importante, l’albergatore deve sentirsi ascoltato; le sue parole,
i suoi desideri, le sue necessità hanno bisogno di essere accolti e
interpretati.
Capita,
a volte, che l’architetto abbia in mente un progetto e lo spinga eccessivamente,
convincendo il proprietario che quella è la strada giusta. Ogni albergo, ogni
proprietario hanno storie, obiettivi, realtà strutturali ben diverse e un
modello valido per un albergo non lo è necessariamente per tutti gli altri.
L’architetto che va avanti per la sua strada, sottovalutando tutto questo, anche
se è nel giusto, non riuscirà comunque a soddisfare il committente che non si
sentirà quindi ascoltato e capito.
Quali sono invece le esigenze principali di un architetto? Anche
l’architetto, da parte sua, ha bisogno di essere ascoltato.
Se il cliente è convinto di aver scelto la persona giusta che saprà interpretare
le sue esigenze, dovrà però dargli fiducia e lasciarlo libero di esprimersi.
Chiaramente, ogni scelta dell’architetto dovrà essere prima concordata con il
proprietario e il consulente; fatto questo, occorrerà dargli la possibilità di
esprimere al meglio la sua creatività e competenza tecnica (purché questa non
aggravi i costi o stravolga gli obiettivi). Continui ostacoli, adattamenti e
aggiustamenti per rassicurare il cliente generano un risultato ibrido, a metà
tra l’idea creativa dell’architetto e i timori dell’albergatore.
L’albergatore
teme che affidandosi ad esperti - come consulenti e architetti - alla fine
spenda molto più del necessario.
Il consiglio di esperti è però fondamentale per riuscire ad utilizzare al meglio
il proprio denaro, ottenendo il massimo profitto dall’investimento. Il panorama
alberghiero italiano è caratterizzato da strutture stagionali realizzate tra gli
anni ’60 e ’70, con tutti i limiti che realtà di questo tipo hanno. Un esperto
può dare il consiglio giusto per realizzare miglioramenti notevoli, non solo
senza mandare in rovina l’albergatore, ma facendolo risparmiare! Difficilmente
un privato, senza conoscenze specializzate, può raggiungere lo stesso risultato
e, alla fine, spenderà di più per seguire consigli diversi e a volte inadatti.
Quando
si interviene sulle camere esistono delle regole per realizzare un ambiente
ideale? Non ci sono parametri fissi.
è chiaro che, come per tutte le
altre aree, si dovranno scegliere materiali gradevoli, ma adeguati, facili da
utilizzare e da mantenere puliti e in buone condizioni. Inoltre, occorrerà
garantire un impianto idraulico ed elettrico di alta qualità.
Questo vale per tutti gli alberghi. Un cliente non transige e pretende
lavandini, vasche che funzionino perfettamente, luci adeguate sia nell’intensità
che nella quantità e posizionamento, un buon isolamento acustico e un perfetto
sistema di oscuramento. Fatto questo, alla fine la camera dovrà comunque avere
una sua unicità, coerente con l’immagine dell’albergo e l’ambiente in cui la
struttura è inserita. Il mio consiglio è di realizzare una camera pilota, su cui
poi andranno tarati gli interventi nelle altre camere. Se volete ristrutturare
l’albergo, rimanete coerenti con la vostra realtà, il posizionamento, l’ambiente
nel quale siete inseriti. Potrete cambiare il look, rinnovare l’immagine, ma non
dovrete stravolgere l’identità della struttura.
Al contrario, rispettate e valorizzate il patrimonio di tradizione e di cultura
del vostro albergo.
Barbara Vannucchi è specializzata nel settore alberghiero, in cui ha
maturato una lunga esperienza. Ha insegnato per 6 anni architettura d’interni al
Politecnico di Milano. Attualmente lavora tra Rimini e Milano.
un grazie per la collaborazione a
www.albergatori.it
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