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Commenti al Documento del Comitato Nazionale per la Bioetica sulle Medicine Non Convenzionali

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Il Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali in Italia, che rappresenta una parte significativa delle Scuole e Associazioni Mediche del settore e le Associazioni dei pazienti che utilizzano medicinali omeopatici e dei pazienti che utilizzano la medicina antroposofica, a proposito del documento sulle medicine non convenzionali che il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) ha approvato venerdì 18.3.2005, pur concordando con l’attenzione e le aperture che il CNB dedica al settore e in particolare con l’invito ad incentivare la ricerca scientifica e la competenza medica, rileva che ancora una volta si parte dal presupposto che le medicine cosiddette non convenzionali o complementari (erroneamente definite alternative dal CNB) non avrebbero prove di efficacia e che quindi non sarebbero scientificamente dimostrate. Questa affermazione contrasta palesemente con i dati della ricerca che documentano l’efficacia di tali medicine in diverse patologie.

Il Comitato inoltre si dissocia nettamente dall’affermazione secondo cui i bambini non andrebbero curati con l’omeopatia, titolo di un articolo pubblicato sulla prima pagina di uno dei quotidiani più diffusi in Italia, peraltro prima che il CNB si riunisse e votasse il documento all’ordine del giorno della riunione. Tale affermazione rischia di creare un pericoloso allarmismo assolutamente ingiustificato in seno alle famiglie che, sempre più numerose, hanno compiuto una scelta importante nell’interesse dei propri figli ed ora si possono sentire ingiustamente colpevolizzate per questa scelta.

Secondo l’esperienza di migliaia di omeopati italiani e secondo la letteratura scientifica internazionale l’omeopatia ha un campo di azione ottimale nei bambini, che rispondono rapidamente e efficacemente a questa terapia in moltissime condizioni. Indagini sulla popolazione comunque dimostrano che almeno il 70% dei pazienti, nel caso dei bambini forse l’80%, arriva alla terapia omeopatica avendo già utilizzato la terapia convenzionale che è risultata però inefficace o ha prodotto reazioni avverse insopportabili per i piccoli pazienti. Per questi bambini la medicina omeopatica rappresenta un’opportunità terapeutica
importante e che, anzi, andrebbe, a nostro parere, incentivata.

L’argomento poi secondo il quale i bambini non dovrebbero essere trattati con l’omeopatia in quanto non in grado di esprimere un consenso informato è palesemente inappropriato, sia perché esso dovrebbe essere applicato a maggior ragione alle terapie farmacologiche che hanno maggiori rischi di effetti avversi, sia perché dal punto di vista etico è ormai assodato che il consenso a qualsiasi terapia viene di norma dato dai genitori che sono chiamati ad esprimerlo nell’esclusivo interesse del minore, correttamente informati dal proprio medico.

E’ preoccupante che il CNB in questo caso abbia preso una posizione così palesemente fuori dalle convenzioni etiche correnti, scientificamente poco aggiornata e pericolosa in quanto può disorientare i cittadini. A proposito di consenso informato, il Comitato di Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali In Italia è assolutamente d’accordo che i pazienti vengano opportunamente informati dei rischi e dei benefici prodotti dall’uso di terapie, ma questo è un problema che riguarda tutte le terapie, quelle non convenzionali e quelle ufficiali, e non dobbiamo dimenticare che una evidenza certa si pone per non più del 30% delle scelte terapeutiche, di qualunque tipo esse siano. E’ quindi necessario che i pazienti vengano debitamente informati dal proprio medico di famiglia e dallo specialista anche sulle terapie complementari che hanno dimostrato la propria efficacia in specifiche patologie.


Il Coordinatore, Dott. Paolo Roberti

Fonte: Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali in Italia
http://www.fondazionericci.it/comitato
Domenica, 20 marzo 2005
Fonte: Agenzia Radicale
http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=medcomp
Domenica, 20 marzo 2005



Medicine alternative vietate ai minori

La nuova pronuncia di Venerdì 18 scorso del Comitato Nazionale di Bioetica affronta la questione delle medicine non convenzionali con le seguenti argomentazioni che confrontiamo una per una: "La condizione fondamentale per il ricorso alle cosiddette medicine alternative è il consenso libero e informato, no quindi alle medicine alternative, dall’omeopatia alla pranoterapia, per i bambini ed i soggetti incapaci di esprimere un consenso libero e informato".

"Si intendono per medicine alternative, le pratiche la cui efficacia non è accertabile con i criteri adottati dalla medicina scientifica, quali la pranoterapia, la medicina ayurvedica, l’omeopatia, la medicina tradizionale cinese, la cromoterapia, i fiori di bach". Colpisce innanzitutto il ricorso ad una terminologia superata da dieci anni: nella sistematizzazione standard del National Center for Complementary Alternative Medicine dei National Institues of Health di Washington, la massima autorità ed il massimo standard mondiali del settore, sono evitate definizioni in negativo come quella espressa dal CNB, piuttosto ci si riferisce in generale a Medicina Complementare, Medicina alternativa, medicina tradizionale (quella nativa) e si indica come medicina integrativa, l’integrazione appunto di nuovi metodi, a seguito della loro validazione sperimentale e clinica nella pratica medica convenzionale o nel lavoro interdisciplinare tra medici e non medici.

Inoltre sono state terminate e sono in corso approfondite sperimentazioni scientifiche in varie fasi di avanzamento in istituti ed università pubblici e privati di tutto il mondo attraverso metodologie di ricerca sperimentale e non sperimentale. In questo senso una delle funzioni statutoriali del NCCAM, attraverso mandato congressuale bipartisan, è l’addestramento dei ricercatori nei metodi di ricerca adeguati alla specificità del campo delle medicine complementari, alternative e tradizionali. Altra funzione è la divulgazione in forma ufficiale dei risultati ottenuti. Il Comitato Bioetico ne è a conoscenza? In caso positivo, ha prodotto ulteriori ricerche che invalidano tutta l’evidenza fornita da Washington? Ed ancora, se quest’ultimo è il caso perché non le rende pubbliche, come sarebbe suo compito fare?

Secondo il comitato "Fino a quando le medicine alternative non otterranno un riconoscimento istituzionale dagli organi scientifici preposti, non potranno rivendicare il ruolo pubblico che rivendica invece la medicina scientifica". Il comitato richiede una ripetizione in Italia della sperimentazione già effettuata? In caso positivo, con l’occasione, perché non replicare anche il progetto Genoma, dal quale con la lungimiranza che ci contraddistingue ci tenemmo fuori?

A proposito poi di consenso informato, in particolare nel caso dei minori o di persone incapaci, già avallato da sentenze pretoriali, perché porre una deroga all’attuale normativa che già prevede l’obbligo del consenso a carico del tutore, citiamo a tale proposito l’ipotesi di interventi estremamente chirurgici rischiosi per i quali viene accettato il consenso dei genitori? Secondo il CNB "La nostra richiesta ai medici che praticano medicine alternative è che facciano un gesto di onestà intellettuale: oltre a fornire al paziente tutte le notizie sui pregi delle medicine alternative, forniscano anche tutte le informazioni che contraddicono la loro utilità, in modo che il paziente messo di fronte ad un informazione davvero completa ed esauriente possa fare la propria scelta nel modo più libero e consapevole possibile".

Perfettamente d’accordo che il paziente debba ricevere un informativa completa su rischi e benefici della terapeutica complementare o alternativa. Non sempre è evidente che ciò sia molto più doveroso e d’obbligo nel caso delle pratiche terapeutiche convenzionali e delle pratiche più invasive e cruente quando è presente il rischio di contro-indicazioni e reazioni terapeutiche avverse, i cui eventuali danni o il rischio per la vita vengono sottovalutati. Del resto l’informativa su soluzioni meno rischiose e più conservative presupporrebbe una conoscenza approfondita al di fuori della propria specializzazione, che presuppone un atteggiamento quanto meno non ostile nei confronti di altre discipline.

Appare evidente che gli interventi del CNB contribuiscono a creare un contesto in cui è impossibile configurare quella comunicazione tra competenze diverse che l’OMS indica come obbiettivo di sviluppo del sistema sanitario, in una visione multidisciplinare della salute e della cura, affidato a molteplici professionalità.

 

Autore: Raffaele Cascone

Fonte: Agenzia Radicale
http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=medcomp
Domenica, 20 marzo 2005
 

 

 

La SIOMI risponde al CNB

La SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata) rappresenta più di mille medici esperti in omeopatia. Oltre il 60% dei suoi associati è costituito da medici impiegati nel SSN, gran parte di essi sono pediatri di famiglia oppure pediatri ospedalieri o universitari.

La SIOMI stigmatizza fermamente il documento presentato dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), diffusamente rilanciato dalla stampa nazionale in questi giorni, relativamente ai presunti rischi che correrebbero genitori e figli che si curano omeopaticamente. Tali notizie risultano palesemente infondate, particolarmente in campo pediatrico, dove invece la risposta al trattamento omeopatico, a fronte di una assoluta innocuità, è spesso straordinariamente efficace. Sono proprio i pediatri esperti in omeopatia che ogni giorno verificano, assieme ai genitori dei loro piccoli pazienti, l’utilità della medicina omeopatica intesa come uno strumento in più di cura laddove il farmaco convenzionale si sia rivelato scarsamente o del tutto inefficace. La loro esperienza clinica e la quotidiana attività professionale, anche nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, rappresentano la testimonianza più profonda e veritiera di quanto simili affermazioni di "pericolosità" siano lontane dalla realtà clinica, rischiando unicamente di disorientare e creare pericolose confusioni nel crescente novero di pazienti che si affida con successo all’omeopatia.

Anche ad una lettura più pacata, il documento elaborato dal CNB non può non indurre al sospetto di trovarsi di fronte ad un pensiero in gran parte preconcetto. Non sembra essere un caso, infatti, che già nella definizione iniziale si opti per l’adozione del termine "medicina alternativa", quando i medici esperti in omeopatia reclamano a gran voce l’adozione del termine "medicina complementare": con tale denominazione si intende sottolineare l’unitarietà della medicina, pur essendo essa inevitabilmente composta di diverse tecniche terapeutiche. Queste ultime, conosciute in tutto il mondo e attualmente qualificate come tecniche "convenzionali" e "non convenzionali", sono tra loro perfettamente integrabili, a tutto vantaggio della salute dell’uomo. Ma questo non è l’unico dubbio. Può essere un caso che si dimentichi che la medicina omeopatica è da tempo esercitata, nella stragrande maggioranza, da medici che hanno conferito a queste medicine evidenze che spesso mancano a molte pratiche di medicina convenzionale? Può essere un caso che si sottolinei il valore della libertà di cura e contemporaneamente si delinei una medicina che non dovrebbe tenere conto delle evidenti differenze di risposte dei singoli individui? Qualcuno saprebbe spiegare perchè, se un paziente non trova guarigione con la medicina convenzionale e la trova invece con la medicina omeopatica, questa non dovrebbe essere rimborsata dallo stato? L’etica sottesa a un pronunciamento del genere può identificarsi con quella della tutela del diritto alla salute? Difficile crederlo.

L’approccio omeopatico, va ribadito ancora una volta, è perfettamente integrato nella medicina moderna e non può prescindere dalla diagnosi clinica, ne’ da quanto si conosce del paziente e della sua condizione patologica. E’ solo a questo punto che il medico può applicare, in scienza e coscienza, quanto è noto essere terapeuticamente necessario per arrivare alla risoluzione del problema. E’ questo il reale, prezioso significato di "medicina integrata", alternativo solo alla rigida intransigenza di qualche accademico che ha scelto di non voler capire. A questo riguardo le Raccomandazioni per la Pratica della Omeopatia in Medicina Integrata elaborate dalla SIOMI e pubblicate dalla rivista della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici ("La Professione", FNOMCeO, luglio 2004) indicano con molta precisione che "la decisione di intraprendere il percorso terapeutico deve basarsi sulla evidenza di efficacia terapeutica ottenibile con una valutazione critica dei dati disponibili", rendendo quindi indispensabile da parte del medico "la conoscenza di tutte le terapie a disposizione, delle loro possibilità di successo e dei loro effetti indesiderati". Sulla base di tali considerazioni è impossibile ravvisare una intrinseca nocività della medicina omeopatica: l’eventuale ritardo o il mancato uso di altri presidi terapeutici più idonei si potrebbero pertanto addebitare ad un errore diagnostico o di indicazione terapeutica né più né meno di quanto potrebbe accadere nel caso di un analogo errore diagnostico della medicina convenzionale.

Anche la questione secondo la quale i bambini non dovrebbero beneficiare dell’omeopatia perchè non in grado di esprimere un consenso informato è palesemente discutibile. Perchè allora non applicarla, a maggior ragione, nei confronti di presidi terapeutici "convenzionali"? Eppure nella medicina convenzionale si difendono farmaci spesso utilizzati in modo bioeticamente discutibile, non essendo testati in ambiente pediatrico. E’ di questo tenore il recente allarme lanciato dalla statunitense FDA sui pericoli di un farmaco largamente impiegato nelle dermatiti atopiche del bambino, collegato ad una incrementata incidenza di tumori! E tutto questo accade nello stesso momento in cui per l’omeopatia si spendono avvertimenti e proclami di pericolosità che invece non vengono utilizzati per trattamenti caratterizzati da una indiscutibile tossicità intrinseca e da un maggior rischio di effetti avversi.

A questo proposito appare quanto meno sospetto aver voluto trascurare il fatto che sia ormai consuetudine eticamente consolidata per ogni pediatra ottenere da genitori adeguatamente informati il consenso a qualunque terapia, omeopatica o convenzionale che sia. Anche su questo principio le sopracitate linee guida SIOMI sono chiare: "il paziente deve essere informato sui principi su cui si basa la medicina omeopatica, su come si svolgerà l’approccio sia diagnostico che terapeutico, su eventuali modifiche della sintomatologia, sul significato di esse e sui tempi attesi per ottenere il risultato terapeutico". Se è sicuramente da condannare qualunque posizione contraria a quanto sopra riportato, palesemente al di fuori di qualunque convenzione etica corrente, è altrettanto da condannare la scelta di non tentare strade terapeutiche diverse, anche se caratterizzate da una scarsa documentazione scientifica accademicamente intesa, nel momento in cui per i motivi più diversi le usuali cure convenzionali risultassero inefficaci o inapplicabili. In questi casi non si può negare che "l’uso tradizionale" e l’esperienza clinica del singolo medico costituiscano un affidabile ed irrinunciabile criterio di evidenza.

Molte e importanti, quindi, le problematiche affrontate dai principali mezzi di informazione in questi giorni: altrettanto numerosi i commenti al proposito, ma espressi in prevalenza da personaggi del tutto digiuni della conoscenza dei principali aspetti metodologici ed epistemologici della medicina omeopatica, delle sue possibilità terapeutiche e dei suoi limiti. Troppo poco spazio è stato dedicato alla conoscenza dell’opinione di migliaia di medici che la praticano e ancor meno ai genitori, diretti protagonisti della questione. Eppure sono loro, i genitori dei bambini nostri assistiti, i più desiderosi di condividere con il proprio omeopata di fiducia la loro unanime indignazione per quanto espresso dal CNB.


Fonte: SIOMI, Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata
Mercoledì, 23 marzo 2005


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