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Due parole (e qualche riflessione) sugli OGM

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A cura del C.S. della S.I.A. 

“Alla Natura si comanda solo ubbidendole”
Francis Bacon

Entro pochi anni la maggior parte di ciò che mangiamo potrebbe essere geneticamente manipolato. Potenti multinazionali dicono che sono sicuri, nutrienti e privi di rischio. Scienziati indipendenti invece ci mettono in guardia: sappiamo troppo poco sull’ereditarietà genetica. E avvertono: l’ingegneria genetica è una tecnologia imperfetta e rischiosa. Dopo una nottata di estenuanti discussioni, i delegati dei 131 paesi partecipanti alla Convenzione sulla biodiversità delle Nazioni Unite hanno raggiunto l’accordo su un testo di Protocollo della biosicurezza, che è stato annunciato all’alba del 29 gennaio 2000 dal presidente di turno dei lavori, il ministro colombiano Juan Mayr. Con voce rotta dall’emozione, davanti ad un’aula piena a metà di delegati stremati, Mayr ha annunciato che il documento era stato accettato da tutti i paesi. "La sua adozione - ha detto - è una vittoria per l’ambiente. Ma non dimentichiamoci che questo è solo l’inizio. Abbiamo ancora un grande lavoro da svolgere".

Il Protocollo della biosicurezza contempla una complessa normativa intesa a tutelare l’ambiente dal pericolo di danni che potrebbero derivare da organismi geneticamente modificati dall’uomo: piante, animali o batteri. Il Protocollo autorizza un governo a vietarne l’importazione qualora ritenga che non esistano prove scientifiche sufficienti a dimostrarne l’innocuità. E’ anche prevista una normativa per il trasporto e l’etichettatura, che impone l’applicazione della dicitura: "Potrebbe contenere organismi viventi modificati" su tutte le spedizioni di merci geneticamente alterate, compresi il frumento ed il cotone. "E’ un buon testo, secondo il nostro punto di vista, anzi ottimo", ha commentato Adrian Bebb, attivista dell’organizzazione ambientalista Amici della Terra. 

L’ostacolo maggiore al raggiungimento dell’accordo verteva sulle preoccupazioni sollevate dagli ambientalisti che, sulla base di alcuni studi scientifici, avevano evidenziato il pericolo che organismi geneticamente modificati dall’uomo possano sostituire le specie naturali autoctone provocandone l’estinzione, sconvolgendo i cicli naturali e causando altri danni ecologici. Dall’Unione Europea e da numerosi paesi non industrializzati era stata manifestata l’esigenza che fosse lasciato all’arbitrio dei governi autorizzare o rifiutare le importazioni dei prodotti geneticamente modificati. Questa condizione non era accettata dagli Stati Uniti e da altri governi allineati con Washington che temevano ne sarebbero derivate restrizioni eccessive per la libertà di commercio internazionale. L’accordo è stato raggiunto dopo una strenua discussione, durata tutta la notte, su un capoverso relativo a "manipolazione, trasporto, imballaggio ed identificazione" dei prodotti transgenici. La soluzione è arrivata quando da parte della Ue e di altri paesi non industrializzati sono state accettate le modifiche proposte dal Gruppo di Miami (USA, Canada, Argentina, Australia, Cile e Uruguay) sull’identificazione ed etichettatura delle spedizioni di "organismi viventi modificati, destinati ad uso diretto come alimento, o per mangime o per loro trattamento". 

Il repertorio del cibo Frankenstein, come viene chiamato, è sempre più ampio. Le multinazionali hanno già creato o stanno per farlo prodotti da film di fantascienza. Ci sono fragole resistenti al freddo grazie all’introduzione di un gene prelevato al pesce artico, barbabietole utili per estrarne zucchero dietetico perché incrociate col carciofo di Gerusalemme, pianta che resiste agli attacchi dei parassiti. Pomodori che possono restare settimane nel frigo senza marcire. Riso che diventa rosso perché addizionato di proteine e vitamina A, e si può coltivare anche in acqua salmastra. Formaggi che non ammuffiscono. Latte per vaccinarsi contro le malattie esantematiche. Cavoli e ortaggi resistenti alle gelate. Patate, mais, granturco, carciofi, tabacco e altre decine di vegetali immuni da qualunque attacco di virus e batteri. Verdure e cereali che prima di arrivare sulle nostre tavole vedono la luce in un laboratorio di ingegneria genetica e subiscono complicati interventi nelle loro strutture molecolari. Per diventare qualcosa che non si era mai visto: ibridi vegetali-animali, metà carciofo, metà topo. In una parola: piante transgeniche. 

Le piante, al contrario dei vertebrati, non possiedono anticorpi capaci di attivare difese se l’organismo viene attaccato da virus o batteri: sono solo in grado di "bruciare" le cellule della zona attaccata, nella speranza di isolare il nemico. Ma il più delle volte perdono la loro battaglia. L’intuizione di manipolare il Dna di una pianta per ottenere prodotti sempre più perfetti, conservabili e soprattutto resistenti agli attacchi di microrganismi e insetti, venne in mente nel 1976 ai ricercatori di una piccola società californiana, la Genenthec. Da allora la crescita dei cibi transgenici non sembra conoscere battute d’arresto. Manipolare geneticamente un organismo vuol dire passare ad esso una molecola di DNA che gli permette di produrre una proteina che prima non era in grado di fabbricare. Noi ci nutriamo da sempre di proteine, ma esse, come talvolta altre sostanze, possono essere "rifiutate" dal nostro organismo. Quando veniamo a contatto con certe molecole infatti, il nostro organismo reagisce in modo talvolta violento con quella che chiamiamo "reazione allergica" o allergia. 

I fautori degli alimenti transgenici sostengono che l’introduzione di cibi manipolati nella nostra dieta non può causare rischi di nuove allergie, e citano l’esempio dell’introduzione del gene di banana nel pomodoro, omettendo di precisare che – in questo caso - si tratta di cibi abitualmente consumati. L’ingegneria genetica, però, riguarda spesso geni, e dunque proteine, che non fanno parte del consumo alimentare tradizionale: i rischi non sono prevedibili se il gene "trapiantato", ad esempio nel grano con cui facciamo pane, pasta ecc., proviene da uno scorpione o da una petunia o da altri organismi finora mai utilizzati nell’alimentazione. Un esempio è il carciotopo. Per rendere immune il carciofo da un virus Benvenuto, ingegnere dell’Enea e i suoi colleghi, hanno infettato con questo agente patogeno un topo, il cui sistema immunitario si è messo immediatamente a produrre anticorpi per difendersi dal virus. I geni responsabili della risposta immunitaria nell’animale sono stati identificati, isolati, modificati e infine inseriti nella struttura cellulare della pianta attraverso un altro microrganismo che ha funzionato da veicolo. Così il vegetale è diventato attivo contro il virus. La soia transgenica entra nel 60% degli alimenti (cioccolato, biscotti, surgelati) nella forma di lecitina di soia senza alcun avvertimento per i consumatori.

Non siamo, beninteso, contro la scienza! Anzi, il suo progresso ci affascina. Essa, materna e provvida, lavora per noi: per il nostro benessere, per la nostra longevità. Appare matrigna, tuttavia, quando la vediamo avanzare, cieca e sorda agli appelli dei consapevoli e dei prudenti, sulla strada della creazione di prodotti transgenici. Coloro che si appropriano delle sue scoperte, sono mossi solo dal desiderio dei profitti che la loro vendita può procurare. Talvolta vengono percorsi sentieri tortuosi intrecciati a tal punto da celare il pericolo per la salute dei consumatori. Ma vediamo di dare una corretta definzione agli Ogm. 

OGM è la sigla che indica gli "alimenti geneticamente modificati". L’ingegneria genetica è una tecnica di laboratorio per modificare il Dna degli organismi viventi. Il Dna è la carta d’identità di un organismo e in quanto tale contiene tutte le informazioni inerenti ciascun essere vivente. Le particelle che formano il Dna sono denominati geni. Da molti anni, ormai, molti scienziati, che si occupano di alimentazione, hanno dato il via ad una sperimentazione che studia le diverse combinazioni tra geni appartenenti a organismi diversi. Le ricerche, avviate fin dal 1976 in un laboratorio di una società americana, hanno fatto passi da gigante, dal momento che molti alimenti prima di arrivare sulle nostre tavole vedono la luce non nella maniera tradizionale ma in un laboratorio. E’ ovvio che se un alimento è il risultato di un processo indotto, non ha sicuramente più una sua caratteristica prioritaria: la genuinità

Alla domanda del perché sia avvenuto il boom di una agricoltura biotecnologica, si può certamente addurre una ragione di carattere socio-economico, l’aumento della popolazione mondiale e di conseguenza "l’esigenza" di aumentare la produzione alimentare. Vi sono però alcuni seri problemi aperti. n primo luogo l’impatto sull’ambiente, poiché il suolo viene sottoposto a trattamenti chimici, con l’utilizzo di particolari semi, i quali sono in grado di resistere ai pesticidi e ai diserbanti più potenti. Un altro aspetto, non secondario, è che il nostro organismo assumendo sostanze del tutto nuove rispetto a prima, andrà incontro a possibili rischi ancora tutti da determinare. Per il momento tra gli effetti collaterali, si sono verificati: tossicità, intolleranze alimentari, alterazione dei valori nutrizionali, disturbi della digestione

Sono numerosi i vegetali che possono essere geneticamente modificati. In Europa le colture autorizzate sono sette: mais, soia, ravizzone, radicchio, melone, zucca e tabacco. Di questi soprattutto i primi due sono i più "sospetti" dal momento che direttamente o sotto forma di additivi, oli di semi, amido di mais, lecitina di soia, finiscono nei più svariati prodotti. Il consumatore, per tutelarsi, deve essere assai attento nel "saper leggere" l’etichetta. Con i regolamenti 49 e 50/2000/CE, sono fissate le regole da rispettare per una maggiore e migliore trasparenza. Alcuni dei danni prevedibili non possono per ora essere dimostrati, essendo ancora troppo recente la scoperta e l’uso di tali sostanze: mancano dati per l’analisi delle conseguenze. Anche in mancanza di statistiche (quelle verranno in seguito, alla conta dei malati e dei morti futuri), sappiamo che i rischi per i consumatori sono dovuti a quattro fattori:

- potenziale produzione di tossine,
- potenziale produzione di allergeni (sostanze che causano allergia). Un aumento di allergenicità è stato dimostrato per la soia in cui siano stati inseriti geni della Noce Brasiliana.
- potenziale diminuzione del valore nutrizionale. Interferire con il normale metabolismo delle piante può indurle a produrre meno vitamine o altre sostanze che hanno valore nutrizionale.
- potenziale perdita dell’ efficacia di antibiotici. Tale fattore investe anche chi non consumi personalmente cibi transgenici, essendo legato all’efficacia di farmaci indispensabili alla salute e, talvolta, alla sopravvivenza.

L’inefficacia degli antibiotici è dovuta alla prevedibile trasmissione, a batteri patogeni, di geni per la resistenza presenti in molti organismi transgenici. Non tutti i componenti derivanti dalla modificazione genetica sono noti e il consumo di cibi trattati può avere conseguenze a tutt’oggi sconosciute. Gli scienziati, infatti, non sono ancora in grado di controllare dove e come i geni vengano inseriti e con quali conseguenze. L’inserzione "a caso" può danneggiare il normale funzionamento delle piante modificate. E’ in ogni caso importante ottenere un’ accurata etichettatura dei prodotti sul mercato per consentire al consumatore d’esercitare il diritto di scelta. E’ anche importante assicurarsi linee di produzione completamente prive di derivati dagli OGM

Il 7 ottobre 1999 la rivista Nature ha pubblicato un commento, firmato da tre ricercatori inglesi: Eric Millstone della Sussex University, Eric Brunner del dipartimento di Epidemiologia e salute pubblica dell’University College di Londra e Sue Mayer dell’associazione Gene Watch. L’analisi della sola composizione chimica di un alimento, sostengono i tre, non è sufficiente per prevedere i suoi possibili effetti tossicologici. Spesso l’attività biologica di una sostanza non dipende solo dalla composizione ma, per esempio, anche dall’orientamento dello spazio della sua molecola. Due molecole che contengono gli stessi atomi, legati nello stesso modo, ma che hanno strutture orientate in modo speculare, possono provocare sull’organismo umano effetti completamente differenti. Secondo i tre ricercatori, i nuovi alimenti ottenuti attraverso l’ingegneria genetica dovrebbero superare gli stessi controlli a cui vengono sottoposti i nuovi farmaci, pesticidi e additivi, ovvero test di tipo biologico e tossicologico, in laboratorio e con prove sugli animali. Le industrie sono contrarie a questo tipo di sperimentazione, concludono i tre ricercatori, perché la procedura è molto più lunga e costosa delle semplici analisi chimiche.

Oggi le piante autorizzate ad essere coltivate nell’ambiente senza controlli sono almeno una quarantina, appartenenti ad una dozzina di specie. In Europa tali piante sono sette (mais, soia, radicchio, ravizzone, melone, zucca, tabacco). In Italia avvengono esperimenti autorizzati su tredici specie transgeniche (principalmente mais, pomodoro, tabacco e cicoria). Tuttavia il 25% della soia e del mais importati dagli USA contiene semi transgenici che entrano (sotto forma di lecitine, sciroppi di glucosio, emulsionanti, ecc) nella composizione del 60 % dei prodotti comprati al supermercato: cioccolata e dolciumi, bibite, gelati, pizza e pasta surgelata. 

Vediamo, infine, la seguente tabella riassuntiva.

SPECIE

CARATTERISTICHE

PRODUTTORI

PAESI

Canola composizione oli modificata Calgene, AgrEvo, Monsanto, Pgs Usa, Canada, Giappone
Cotone tolleranza al Bromoxynil, al glifosato, alla sulfonylurea Monsanto, Calgene, DuPont Usa, Australia, Messico
Lino tolleranza alla sulfonylurea Università di Saskatchewan Canada
Mais Bt, tolleranza al glifosato e al glufosinato Novartis, Mycogen, Pioneer Hi-Bred, AgrEvo, Monsanto, DeKalb, Ragt Ue, Usa, Canada, Argentina, Giappone
Melone resistenza ai virus  Limagrain Ue(Francia)
Patata Bt, composizione dell’amido modificata Monsanto, Avebe Usa, Giappone, Olanda
Pomodoro maturazione ritardata Calgene, Zeneca, DnaP, Monsanto, Agritope Inghilterra, Usa, Canada
Radicchio ibrido, maschio sterile Bejo-Zaden ue (solo coltivazione)
Ravizzone tolleranza al glufosinato, crescita invernale AgrEvo Ue (Inghilterra, Olanda, Francia, Belgio, Germania)
Soia tolleranza al glifosato e al glufosinato Monsanto, AgrEvo Ue (solo per importazione) Usa, Giappone, Argentina
Tabacco tolleranza al Bromoxynil Seita Ue (non necessaria autorizzazione)
Zucchina resistenza ai virus Asgrow Ue


Per approfondire
- Bizzarri M.: Quel gene di troppo. L’inquietante realtà dei cibi transgenici, Ed. Frontiera, Milano, 2001. 
- Bologna M., Di Stanislao C., Corradin M. et al.: Dietetica medica scientifica e tradizionale. Curarsi e prevenire con il cibo, Ed. CEA, Milano, 1999. 
- Bussolanti M., Moranti S.: Il gene nel piatto. Cosa sono gli organismi geneticamente modificati? Si possono riconoscere? Il cibo da OGM ha caratteristiche particolari? , Ed. Tecniche Nuove, Milano, 2000. 
- Fabbi F.: OGM per tutti. Produzione e rilascio nell’ambiente di «organismi geneticamente manipolati», Ed. Jaca Book, Milano, 2002.
- Francardo S.M.: I semi del futuro. Riflessioni di un medico sui cibi transgenici, Ed. Edilibri, Milano, 2001. 
- Novelli L.: Mendel e l’invasione degli OGM, Ed. Editoriale Scienza, Roma, 2003. 

Indirizzo per chiarimenti
C.S. S.I.A.
E-mail: s.i.a.@tin.it


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