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La planata

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Virata e strambata elementari, stop d’emergenza e precedenze

Posizione di andatura nel windsurf

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Le andature

Come si armano il rig e la tavola. E come si trasportano e si mettono in acqua

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windsurf... mania!

Marco Segnana & Harry Negri

A cura di: Marco Segnana & Harry Negri

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La planata

I surfisti sono essenzialmente divisi in due grandi categorie: quelli che non planano...(mai!)

  e ...quelli che planano (sempre!)

Non si tratta solamente di un gioco di parole o di un luogo comune.
La planata differenzia di fatto due modi diversi di andare in windsurf. Infatti chi per la prima volta vive questa fantastica esperienza, è subito facilmente riconoscibile. Per alcuni giorni racconterà a tutti gli amici e conoscenti come sia entusiasmante e coinvolgente scivolare sull’acqua.
Ma anche per noi, surfisti da oltre vent’anni, rimane comunque la sensazione principale che tanto ci fa amare il windsurf.

Vediamo ora cosa succede sotto i nostri piedi quando aumenta la velocità fino all’inizio della planata.
Come è noto una tavola ferma galleggia grazie alla spinta idrostatica (o di Archimede) data dal peso dell’acqua che occupava il volume delle parti immerse (le tavole più grandi hanno maggior galleggiabilità, poiché hanno un volume immerso maggiore).

Quando la tavola comincia a muoversi si può osservare il formarsi di piccole onde intorno allo scafo, in particolare un’onda a prua e una a poppa. Con l’aumento della velocità, aumenta l’importanza della spinta idrotermica data dal flusso che scorre sotto la carena. La tavola si stacca dall’onda di poppa e si solleva sull’onda di avanzamento (prua), da essa stessa creata, fino a salire su di essa e superarla, entrando così in planata. (vedi disegni)

Ora il sostentamento dello scafo è affidato quasi interamente alla componente dinamica. La tavola sfiora la superficie dell’acqua e rimane a contatto con essa solo per una frazione della sua lunghezza.
A volte l’unica parte immersa è la pinnetta.

Tale sostentamento dinamico è proporzionale a tre fattori: la velocità d’avanzamento, l’angolo d’incidenza della tavola sull’acqua e la superficie bagnata della carena.
Per quanto riguarda l’incidenza della carena sull’acqua, ogni tavola ha un valore di questo parametro che rappresenta il compromesso migliore tra sostentamento ottenuto e resistenza prodotta. Ogni tavola ha un suo assetto ideale. Quindi, per mantenere tale assetto nelle varie condizioni di navigazione, devi spostare il peso del corpo lungo l’asse della tavola, così da variare la superficie bagnata.

le regole fondamentali per iniziare la planata

NON STARE SEDUTO CON IL PESO VERSO POPPA: cerca di portare il peso in avanti, caricando sul piede d’albero tramite il trapezio ed il boma. Gira bene in avanti bacino, busto, spalle e testa, distendendo la gamba posteriore, in modo da portare il baricentro del tuo corpo verso prua. Solo così la tavola assumerà il giusto assetto, "piatta" sull’acqua con una grande superficie bagnata.

DISTENDI BENE IL BRACCIO ANTERIORE E CAZZA: distendendo il braccio anteriore allontana l’albero da te, così da portare la vela più verticale rispetto all’acqua e quindi con la massima superficie esposta al vento. Inoltre, se distendi il braccio d’albero ti è possibile cazzare bene la vela con la mano posteriore; non appena avvicini la mano d’albero al corpo, la vela "apre" dietro perché il tuo corpo impedisce la posizione corretta del boma.

POGGIA PER ACCELERARE: dal traverso poggia leggermente per far partire la tavola in planata, per poi riprendere l’andatura desiderata. Non cercare di iniziare a planare di bolina.

APPENA PUOI AGGANCIATI AL TRAPEZIO: rimani girato bene verso prua e sfrutta il trapezio per mantenere l’assetto ideale con il peso bene avanti.

Ricordati quindi:
corpo girato verso prua, peso avanti
e vela ben chiusa sulla poppa!

Esempi:
a bassa velocità, nei buchi di vento o nella bolina stretta, per mantenere la planata è necessario aumentare la superficie bagnata, tenendo la tavola più piatta possibile. Per fare questo devi portare il peso del corpo in avanti e scaricarlo sul piede d’albero tramite il rig.

Al contrario, ad alta velocità, al lasco e quando cerchi il massimo delle prestazioni dalla tua tavola, devi ridurre al minimo la superficie bagnata. Poche decine di centimetri sono spesso sufficienti. Arretra con il peso, altrimenti la poppa tende a sollevarsi eccessivamente e la vela ti strappa in avanti. Distendi bene le braccia. Piega la gamba posteriore e distendi quella anteriore.

 

 

 

Partenza in planata: poggia e pompa con la vela, sfruttando possibilmente la discesa da un’onda.
 

 

   Planata veloce: arretra col peso, distendendo gradualmente la gamba anteriore.

N.B. Ti puoi trovare in acqua con vento abbastanza forte ma non sufficiente a farti entrare in planata. Vedi la tua prua sollevata ma non riesci a "partire". Basta talvolta qualche energica pompata (sempre meglio se al lasco) per raggiungere una velocità, detta limite, tale da superare l’onda di prua e farti finalmente planare.

 


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