A cura di: Carlo Di Stanislao
“La Via del Cielo, quanto è simile
allatto di tendere un arco!
Ciò che è alto è spinto in basso,
ciò che è basso è tratto in alto;
il sovrappiù è tolto, ciò che manca è aggiunto.
La Via del Cielo toglie il sovrappiù
e aggiunge ciò che manca.
La Via degli uomini, al contrario,
non è così: essi tolgono dove manca
per offrirlo dove cè un sovrappiù.
Il santo che possiede la Via
non fa provviste: considera tutto
come se appartenesse agli altri.
Poiché dà tutto, ha in abbondanza”
Lao Tzu, Tao Te King, 77
“Nelle creature la dimensione è relativa
come il tempo che non ha sosta. (…)
Pertanto il sapiente bada al lontano
e al vicino senza far distinzioni;
non fa poco conto di ciò che è piccolo
né magnifica ciò che è grande
sapendo che le dimensioni hanno criteri diversi.
Egli ricorre al passato e al presente
senza aderire morbosamente allo status quo
e senza perdere la testa per ogni novità,
sapendo che tutto (il tempo) gira senza sosta.
(…) Ciò che luomo sa e meno di ciò che non sa,
il tempo in cui vive è meno di quello in cui non vive”
Libro di Chuang tzu XXVI, XVII
“Laddove si presenta unaffinità di linguaggio è del tutto
inevitabile che, grazie alla comune
filosofia delle grammatiche (…) tutto sia predisposto sin dallinizio, per uno
sviluppo
e una successione omogenea dei sistemi filosofici: così come pone quasi sbarrate
le vie a certe diverse interpretazioni del mondo”
F. Nietzsche, Al di là del bene e del male
Ci sono due motivi a sostegno di questa riflessione: limportanza della
cultura cinese come "altra", e la sua elaborazione nella direzione della
"globalità". La sola civiltà che abbia lasciato importanti testimonianze di una
elaborazione filosofica senza far ricorso a una lingua di tipo indoeuropeo è
quella cinese. Ora, non si può immaginare un modello di lingua più diverso da
quello greco, latino o sanscrito, del modello cinese. Tra le lingue del mondo,
il cinese presenta la strana particolarità di non possedere alcuna categoria
grammaticale che sia sistematicamente distinta dalla morfologia: in essa nulla
distingue apparentemente un verbo da un aggettivo, un avverbio da un
complemento, un soggetto da un attributo. Di fatto, queste categorie esistono in
cinese solo per riferimento esplicito e arbitrario ad altre lingue che le
possiedono[1]. Il cinese non aveva nemmeno il verbo di esistenza,
nulla che permettesse di tradurre la nozione di essere o di essenza[2].
Pensiamo ora al mito greco di Giasone che uccide il drago e ne semina i denti.
Dai denti del drago sono nati dei soldati, un manipoli di soldati. Giasone sè
reso conto di quanto i soldati siano utili: li mandava ad uccidere ed essi
uccidevano, li mandava ad aiutare ed essi aiutavano; li mandava a distruggere e
distruggevano, a costruire e costruivano… In altre parole, i soldati rinunciano
alla propria mente e alla propria coscienza, accettano di "eseguire ordini",
solamente. In altre parole, sono pedine neutre. Questo mito è considerato - da
Umberto Eco[3], per esempio - "fondante" della cultura occidentale:
il meccanismo dello scomporre, disporre, ricomporre (soldati o pedine) è alla
base del pensiero greco e, posteriormente, occidentale[4] . Si
direbbe che dai denti del drago sia nata la logica greca, che procede per
sillogismi e definizioni chiare e distinte. Dai denti del drago sono nate le
lettere dellalfabeto, anchesse neutre, le quali lavorano come i pezzi del
Lego, con infinite possibili composizioni. Grazie allalfabeto, le lingue
indoeuropee separano il significante dal significato. Noi ne siamo così abituati
che non ci rendiamo conto di quello che ciò comporti. Ad esempio, quanto pesi
per una conoscenza (non)pertinente il fatto che le vocali "a" ed "e" accettino
senza lamentarsi di essere impiegate nella scrittura (nella lingua italiana, per
esempio) a comporre sia la parola "pace", sia la parola "guerra". Tante lettere
alfabetiche vengono utilizzate sia per scrivere "ascoltare", sia per scrivere
"ignorare". Laddove nella lingua cinese pace, guerra, ascoltare, ignorare...
sono resi con ideogrammi che traducono pittoricamente, con tratti stilizzati,
quello che la parola significa. Per esempio, "pace" è la casa con la presenza
femminile, diciamo la casa con Penelope, cui anela il ramingo Ulisse[5]
. "Ascoltare" viene reso con un ideogramma che pare un quadro
moderno dove sono rappresentati, in forma stilizzata, quattro elementi:
lorecchio, laltro, locchio e il cuore[6] . Come dice E.
Benveniste, "le varietà dellesperienza filosofica o spirituale dipendono, senza
che ne abbiamo coscienza, da una classificazione che la lingua opera per il solo
fatto che è lingua e che simbolizza[7] [8] . Chi saddentra in
questo campo, capisce poco a poco che rappresentare il mondo così come lo si fa
in Occidente non è scontato, assoluto. E verrebbe da dire che se cè una cultura
poco propensa alla globalizzazione, è senzaltro la cultura occidentale, che
fraziona, distingue, divide per dominare, procede per compartimenti stagni… Poi,
semmai, essa anela a una globalizzazione come addizione, come accesso a tutto il
"secchiello dei pezzi del Lego". Tra le separazioni prodotte dallOccidente cè
quella dellessere quale nozione assoggettabile alle più diverse categorie di
pensiero. Da qui le distinzioni tra Essere e esseri, essere metafisico e esseri
reali-concreti, essere e divenire, intelligibile e sensibile, spirituale e
corporale. Quando i missionari sono arrivati in Cina alla fine del XVI secolo,
per predicare la religione cristiana hanno dovuto confrontare il loro linguaggio
con quello cinese. Essi hanno presentato le loro categorie mentali: alcuni
letterati cinesi le hanno trovate interessanti, curiose, però macchinose,
puerili, statiche. Infatti, secondo Aristotele, lo stato normale di ogni cosa è
il riposo; per i cinesi è il contrario: il dinamismo universale è un dato
essenziale. Per Aristotele è la forma che modifica, mentre la materia è inerte.
Per i cinesi la forma è quella che fissa, mentre la materia è in evoluzione
continua. Perfino Matteo Ricci, onestissimo e aperto, non ha potuto che
rifiutare le idee cinesi perché gli erano troppo estranee[9] [10] .
Il disaccordo tra letterati e missionari non dipende solo dal fatto che i primi
predicano lesistenza di un Dio creatore e gli altri immaginano che luniverso
sia regolato da un principio di ordine immanente, ma anche da alcune concezioni
cosmologiche che sono radicalmente diverse[11] . I primi
insegnano lesistenza di un mondo statico, creato una volta per tutte, limitato
nello spazio e nel tempo, concezioni che essi collegano alla loro tesi
dellesistenza di un Dio creatore. I cinesi, al contrario, pensano che il mondo
sia il prodotto di una evoluzione incessante e che la sua durata e la sua
estensione siano indefinite. I missionari mostrarono gli orologi e i planisferi
come prova della superiorità e verità delle loro teorie. Dapprima le invenzioni
e le macchine scientifiche dellOccidente strabiliarono i cinesi. In un secondo
momento, i più acuti mandarini commentarono che tanto progresso nella scienza
era frutto del modo occidentale di concepire Dio come orologiaio e il mondo come
orologio, un ritrovato molto pratico, efficiente, che permetteva di "smontare il
mondo, sfruttarlo bene, modificarlo. Ma si trattava, dissero, di una "scienza
dal fiato corto, che non ha colto lenergia più profonda delluniverso[12][13]
. È importante riflettere su questo, oggi che ci si sta rendendo drammaticamente
conto che il "meccanicismo" degli occidentali ha portato il pianeta sullorlo
del crollo e si capisce che dobbiamo ricorrere a una visione vicina al
"materialismo organico" proprio dei cinesi[14][15] .
Referenze
[1] Biasco M., Mao W., Banfi E.: Introduzione allo studio della
lingua cinese, ed. Carocci, Milano, 2003.
[2] Gernet J.: Chine et christianisme, Ed. De Seuil, Paris, 1980.
[3] Eco U.: La ricerca ella lingua perfetta nella cultura Europea,
ed. Laterza, Bari-Roma, 2006.
[4] Petitot J., Fabbri P., Lorusso A. M.: Nel nome del senso. Intorno
allopera di Umberto Eco, Ed. Sansoni, Milano, 2001.
[5] AAVV: Sulle tracce del mistero nella cultura cinese, Ed.
Cooperativa Italica, Milano, 1999.
[6] Liu D.: Il Tao e la cultura cinese, Ed. Astrolabio, Roma, 1981.
[7] Sormano A.: Grammatica del senso. Weber, Wittgenstein, Benveniste,
Ed. Libreria Stampatori, Bologna, 2000.
[8] Benveniste E :: Catégories de pensée et catégories de langue, ed.
Dervy Livres, aris, 1995.
[9] Chiricosta A. (a cura di). Matteo Ricci. Il vero significato del
“Signore del cielo”, Ed. Urbaniana University Press, Roma, 2006.
[10] Bettray J.: Die Akkomodationsmethode des P. Matteo Ricci S. J.
in China, Ed. Pontificia Università Gregoriana, Roma, 1955.
[11] Lanciotti L.: Testi Taoisti (traduzione e commento), Ed. UTET,
ristampa, Torino, 1972.
[12] Di Stanislao C.: Cineserie: note e appunti sulla Cina di ieri e
più recente. Storia, cultura, società, medicina, Ed. CISU, Roma, 2007.
[13] Sfiligoi N.: Il dao della medicina. Filosofia, religione e
scienza della medicina del XX secolo, Ed. La Goliardica, Bologna, 1999.
[14] Tucci G.: Apologia del taoismo, ed. Luni, Milano, 2006.
[15] Kaltenmark M.: La filosofia cinese, Ed. Xenia, Milano, 1994.
Indirizzo per chiarimenti
Carlo Di Stanislao
E-mail: amsaaq@libero.it ;
c.distanislao@agopuntura.org .
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