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Medicina Cinese nella SARS. Possibilità e riflessioni

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La SARS - sindrome acuta severa respiratoria1 - è una malattia infettiva che tende a diffondersi ed è provocata da coronavirus2. Purtroppo, ad oggi, per le malattie virali non abbiamo cure la cui efficacia sia paragonabile a quella degli antibiotici verso i batteri. L’unica difesa è cercare d’evitare il contagio o vaccinarsi. I vaccini hanno permesso all’umanità di debellare molte malattie virali, come la poliomielite, ma per altre, ed è il caso della SARS, i ricercatori non sono ancora riusciti a fabbricarne d’efficaci.

Molte malattie virali, fortunatamente, guariscono spontaneamente, o per meglio dire sono sconfitte dalle difese immunitarie dell’organismo, come avviene per la gran maggioranza dei casi d’influenza e per molte malattie dei bambini, come il morbillo e la rosolia. Senza vaccini e farmaci efficaci contro i virus, l’unica arma per contrastare la SARS, è quella d’evitare il contagio, mentre le autorità sanitarie internazionali fanno di tutto per individuare con tempestività i nuovi casi, bloccare la trasmissione e ridurre le possibilità di una successiva diffusione della malattia.

La SARS si propaga per stretto contatto tra persona sana e quella infetta che, tossendo o starnutendo, emette microscopiche goccioline di saliva contenenti il virus. Il malato diventa contagioso, in grado in pratica di spargere il virus nell’ambiente, quando ha la febbre o i disturbi respiratori. E’ probabile, inoltre, che sia possibile essere contagiati toccandosi occhi, naso e bocca, con le mani con cui abbiamo in precedenza toccato oggetti contaminati dalle goccioline di saliva contenenti il virus. Si è pensato anche ad una trasmissione attraverso insetti o fognature, che tuttavia per ora, non è provata. Allo stesso modo, non c’è alcuna prova che oggetti, merci, prodotti alimentari ed animali d’importazione, provenienti paesi in cui si sono verificati casi di SARS, trasmettano l’infezione. Invitare, perciò, le persone che ci stanno intorno, a coprirsi naso e bocca con un fazzoletto quando tossiscono e starnutiscono è espediente di prevenzione semplice ed efficace, come lavarsi frequentemente le mani con abbondante acqua e sapone, o strofinarle con salviette medicate se non c’è acqua e, in ogni caso, evitare di toccarsi bocca, naso ed occhi con mani non pulite. L’uso di mascherine, come quelle che i chirurghi indossano durante gli interventi, è assolutamente inutile per proteggere la popolazione normale in paesi come l’Italia che non sono stati interessati dall’epidemia. Sono utili se indossate dal malato nell’attesa d’essere visitato o trasportato in ospedale. Il personale addetto alla cura, che è ad alto rischio d’essere contagiato, indossa invece, maschere speciali molto protettive. Non è dimostrato che persone debilitate, malati cronici ed anziani abbiano maggior rischio d’ammalare, anzi, in molti casi, sono stati colpiti individui giovani ed in buona salute.

Il periodo d’incubazione, in altre parole l’intervallo che va dal momento dell’incontro con il virus a quello in cui si manifestano i primi malesseri, varia da due a sette giorni, ma in alcuni casi è arrivato sino a dieci giorni. La malattia comincia, abitualmente, come una comune influenza: febbre elevata, di solito sopra i 38°C, brividi di freddo, mal di testa, sensazione di malessere generale, dolori diffusi, talvolta diarrea, stato confusionale e lievi difficoltà a respirare. Nei giorni successivi i disturbi si aggravano e i pazienti che hanno contratto la SARS lamentano tosse secca, senza catarro, e respiro corto. L’infiammazione polmonare può, poi, peggiorare sino al punto che i polmoni non sono più in grado di ossigenare il sangue come si deve e, perciò, il malato deve essere aiutato a respirare con una macchina.

Ad oggi non sono stati segnalati nuovi casi di SARS e solo se dovessero scoppiare nuovi focolai epidemici, probabilmente a partire dall’estremo Oriente, sarà opportuno prendere le precauzioni che ci permettono d’evitare il contagio. Nelle fasi iniziali è molto difficile distinguere l’infezione da SARS da altre polmoniti virali, si deve, perciò, sospettare la malattia solo se il malato è stato, negli ultimi giorni, in un paese in cui ci sono stati recenti casi di SARS o ha avuto stretti contatti con persone provenienti da queste aree. In ogni caso, è utile sapere come prevenire il contagio e comportarsi nel caso in cui si sospettasse d’averlo contratto. Nell’occasione di questa epidemia, le organizzazioni sanitarie internazionali hanno dato buona prova della loro efficienza, riuscendo prima, a limitare il contagio, poi a bloccare la diffusione della malattia. Nel frattempo, le autorità sanitarie italiane, così come le organizzazioni dei Medici, si sono organizzate per affrontare, nel modo migliore e senza ingiustificati allarmi, il periodo invernale. Perciò chi non è stato in posti in cui si sono verificati casi di SARS né ha avuto contatti con persone provenienti da tali paesi, avrà ben poco da temere e dovrà rivolgersi con tranquillità al proprio medico senza creare inutili allarmi: se ha disturbi di tipo influenzale è evidente che è solo una banale influenza.

La storia della SARS rassomiglia ad altre pandemie che si sono originate nella stessa area durante tutto il XX secolo (giusto per citare le ultime), dalla “Spagnola” del 1918-19 che provocò oltre 20 milioni di morti in tutto il mondo, alla “Asiatica” del 1957-58 e alla “Hong Kong” del 1968-69, al cui confronto finora il coronavirus della polmonite atipica sembra un docile agnellino. Tuttavia la prevenzione è fondamentale a prescindere dalla reale pericolosità dell’epidemia, probabilmente la sua mancanza sta all’origine della diffusione iniziale del virus. Inoltre causa scatenante può essere attribuita al costume diffuso nel sud-est della Cina di allevare oche, polli e maiali insieme, in condizioni igieniche precarie. Questo favorisce il passaggio di virus da una specie all’altra e in particolare dal maiale all’uomo, vista una certa affinità genetica.

In Vietnam e Cina come in tutto il sud-est asiatico, da quando è scoppiata l’epidemia della SARS, molte persone infette e non, sono ricorse alla medicina naturale e in particolare alla medicina tradizionale cinese (TCM), per prevenire o curare la malattia. I risultati non sono noti e vengono ignorati, perché queste sono notizie che non interessano ai media tradizionali che fanno (devono fare) il gioco dei governi. A chi servirebbe scoprire che una data miscela di erbe potrebbe risolvere l’epidemia? Certo, come dicevamo in apertura si tratta di un’ipotesi, ma non è procedendo per ipotesi che si trova spesso la soluzione?

Il mondo delle piante offre parecchie specie diverse capaci di guarire sindromi respiratorie, dimostrato dal fatto che uno dei campi di applicazione più validi dell’erboristeria è quello di malattie infettive del sistema respiratorio. Inoltre molte piante sono in grado di aumentare le difese immunitarie, diminuendo così un’eventuale rischio di infezione. Alcune di queste proprietà sono state dimostrate in laboratorio, ma allora perché adesso non viene neanche presa in considerazione questa via?

Nel sud-est asiatico i medici tradizionali stanno usando al momento varie piante, tra cui il fungo bianco Tremella per calmare la tosse e tonificare i polmoni, il Ginseng per rinforzare il sistema respiratorio, l’Andrographis per la febbre, il Crisantemo come prevenzione alla diffusione del virus per via aerea. Esiste poi un’erba, ancora non usata in Cina, perché originaria del Nord America, famosa per il suo alto potere immunostimolante e comune rimedio preventivo per febbri e raffreddori anche nelle nostre zone: l’Echinacea. E tuttavia vanno poste riserve e fatte alcune precisazioni sull’impiego indiscriminato dei rimedi e delle medicine naturali.

Il dr. Carlo Urbani, il medico italiano che per primo individuò la SARS, fu chiamato come esperto di malattie infettive dell’OMS, sezione di Hanoi, dall’Ospedale Francese di Hanoi nel Vietnam. Confermò il sospetto che i medici di quell’ospedale avevano avuto, di essere di fronte ad una malattia diversa dal solito, da virus aviario para-influenzale, e fece predisporre subito una serie di misure di emergenza. “Il carattere, l’intuizione e il forte legame che aveva costruito con le autorità del Vietnam furono elementi critici di questa occasione”. Il nostro cervello ha capacità di raggiungere nuove conoscenze per accumulazione e confronto, usando i meccanismi neuronali della similarità e dell’opposizione, memorizzandone poi il risultato. Nella medicina contemporanea, sia allopatica che alternativa, il metodo scientifico naturale ha ancora un suo spazio e una sua specificità. Poiché esso si basa sul risultato ottenuto, la clinica, l’epidemiologia, la riabilitazione fisiochinesiterapica, trattamenti innovativi, medici o chirurgici, che non hanno possibilità di confronto, sono ambiti in cui esso è di pertinenza esclusiva. La possibilità di trattamento quantitativo dei dati, se ben raccolti, ne permette applicazioni di statistica piana e di test statistici di solito non parametrici. Esso è anche una base comune che dovrebbe consentire il dialogo tra medicina allopatica e medicina alternativa.

A cura delle Associazione AMSA & Wangqi


Per approfondire
1. Cocchi R.: Il Metodo Scientifico Naturale nella Medicina Contemporanea, Lo Spallanzani, 2004, 18: 31-36.
2. Cocchi R. Occorrerà recuperare la nozione clinica di “terreno individuale”? Lo Spallanzani 2003;17:19-22.
3. Coulter HL. Divided Legacy. A History of the Schism in Medical Thought. (4 volumes). Berkeley, North Atlantic, 1975-1994.
4. Reilley B, Van Herp M, Sermand D, Dentico N. SARS and Carlo Urbani. N Engl J Med. 2003;348:1951-2.
 


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