Premessa (Massarani, 1981; Foulder, 1988; AAVV, 2002).
Ciò che chiamiamo Ginseng è una droga costituita dalle radici disseccate di
Panax ginseng C.A. Meyer. Di seguito le caratteristiche farmacologiche ed
organolettiche del rimedio.
TITOLO. Deve contenere non meno dell’1,5 per cento di ginsenosidi,calcolati come
ginsenoside Rg1, (C42H72O14; Mr = 801,02) e riferiti alla sostanza
essiccata.
Descrizione caratteri. Odore tenue e caratteristico, sapore leggermente
piccante, amarognolo all’inizio, poi dolciastro e leggermente mucillaginoso. Le
radici, fusiformi, sono lunghe in generale da 3,5 cm a 20 cm, spesse da 0,5 a
2,5 cm nella parte superiore e rastemate verso il basso, non di rado incurvate
all’estremità. La parte superiore presenta di frequente due o più
ramificazioni. In alto si osserva un residuo di gemma, a forma di capocchia con
cicatrici anulari.La corteccia, spessa fino a 3 mm, è di colore bruno
chiarotendente al giallo o giallo-biancastro. La superficie della radice è
ricoperta da rugosità longitudinali e, nella zona superiore,si notano anelli
trasversali più o meno marcati. La radice èdura e friabile, non fibrosa con
sezione farinosa di colore giallo-biancastro. Vi si osserva un anello del cambio
giallo-bruno.
Esame microscopico. Osservando la radice in sezione si nota che al
sughero, costituito da numerosi strati a parete sottile, segue un felloderma
formato da pochi strati di cellule sottili, allungate tangenzialmente e con
membrana spessa. Il tessuto corticale adiacente, scarsamente compatto, presenta
grandi spazi intracellulari, più o meno allungati radialmente e qua e
lànumerosi canali escretori in rilievo, incorporati nel tessuto stesso,
contenenti una sostanza di colore bruno-giallastro, il cui diametro si
rimpicciolisce verso l’interno. Le cellule parenchimatiche della corteccia, a
membrana sottile hanno una forma rotondeggiante-poligonale in prossimità del
cambio, ma si assottigliano e assumono una forma sempre più allungata in senso
tangenziale man mano che si procede verso l’esterno. Nel cambio, larghi raggi
midollari si differenziano chiaramente dalla zona dei vasi. Il centro è
occupato dal legno primario. Le fibre sclerenchimatiche e le fitocellule sono
assenti su tutta la sezione. I vasi sono i soli elementi lignificati. Nella
corteccia interna, gruppi di sette canalicoli appiattiti, di lume ridotto
formano sottili raggi radiali. Nello xilema, i vasi, la cui lucevaria da 15
microm e 45 microm, sono disposti a raggiera. I raggi midollari cuneiformi
inseriti tra i vasi, di varia grandezza, sono formati da cellule poligonali,
uniformi, a membrana sottile. La corteccia e il legno contengono numerose druse
di ossalato di calcio e talvolta piccoli cristalli isolati. Molte ghiandole di
dimensioni particolarmente grandi, sono presenti nella corteccia esterna. Tutto
il parenchima della radice è ricchissimo di amido. Quest’ultimo è costituito
da singoli grani rotondeggianti di 4-10microm, raramente spigolosi. La polvere,
di colore giallastro, è essenzialmente caratterizzata dalla presenza di
parenchima a parete sottile,incolore e contiene un’abbondante quantità d’amido,
soprattutto sotto forma di granuli rotondeggianti o spigolosi, di diametro
variante tra 4 microm e 10 microm. Sono presenti
druse di ossalato di calcio, le cui dimensioni variano da 40 a 50 microm,
spezzoni longitudinali di canalicoli secretori con residui della sostanza
secreta, frammenti di vasi reticolati, spiralati, a gradini con lume di 14-45
microm, frammenti di sughero a parete sottile e felloderma incolore, con pareti
di spessore ridotto. Sono assentile fibre di sclerenchima.
Questa radice carnosa, aromatica, dalla forma simile ad un uomo eretto sulle
gambe, deriva una pianta perenne, dall’altezza oscillante tra i 60 e gli 80 cm,
appartenente alle Araliaceae. Viene coltivata nelle regioni montagnose e
boschive del nord della Cina, in Manciuria e in Corea. Le virtù del ginseng
sono state descritte fin dal V secolo d. C., negli scritti e nelle leggende
pervenuti ai giorni nostri. Gli Europei scoprirono l’utilizzo del Ginseng, verso
la fine dell’ XVI secolo, grazie a padri gesuiti residenti in Cina. Uno di
loro, Padre Jortoux (1668-1720), scrisse un saggio dettagliato sul Ginseng,
accompagnandolo con il primo disegno corretto della pianta. Eccone alcuni brani:
"Alla fine di luglio dell’anno 1709, giungemmo in un villaggio cinese
abitato dai Tartari, non lontano dal regno di Corea. Uno di essi andò a cercare
sulle montagne circostanti quattro pinate di Ginseng. Io ne presi una a caso e
la disegnai secondo ogni sua dimensione, nel modo migliore possibile. I più
insigni medici cinesi scrissero interi volumi sulle proprietà di questa pianta,
includendola nella quasi totalità dei rimedi che prescrivevano ai grandi
signori, avendo essa un prezzo troppo elevato per la maggior parte dei comuni
mortali. Asserivano che era un assolutamente indicato per l’astenia causata da
un eccesso di lavoro fisico e psichico, che dissolveva il flegma, guariva
l’affaticamento dei polmoni e la pleurite, aiutava la digestione, rinforzava il
sangue e infine prolungava la vita agli anziani. D’altra parte non si può
immaginare che che i Cinesi e i Tartari facessero un così grande uso di questa
radice, se non fosse stata in grado di produrre costantemente effetti positivi.
Per quanto mi riguarda, io sono persuaso che nelle mani degli Europei, che
comprendono la farmacologia, essa sarà un ottimo rimedio, se ne disporranno a
sufficienza per compiere le sperimentazioni necessarie, per esaminarne la natura
attraverso la chimica e per poterla prescrivere convenientemente, a seconda
della natura della malattia per la quale essa si può rivelare curativa".
Ai giorni nostri si può constatare come questa piccola radice miracolosa abbia
compiuto il giro del mondo e come faccia parte della formula costitutiva di
moltissimi medicamenti, specie di tipo tonificante (e anche afrodiasiaco [1]).
Farmacoterapia Tradizionale Cinese (Martucci et al., 1988; Giullaume
et al., 1987; Bensky et al., 1986).
Questa radice è chiamata tradizionalmente Renshen (letteralmente “radice uomo”)
data la sua forma antropomorfa, ed inserita fra i rimedi che Tonificano l’Energia
(buqiyao). È considerata di natura dolce e lievemente amara e di natura
tiepida. Si indirizza verso i Meridiani di Milza e Polmone, Tonifica la Yuanqi,
rafforza il TR-Medio, giova allo Yin ed ai Liquidi ed è psicoattiva
[2].
Se ne danno da 1 a 9 grammi al dì e si giunge sino a 30 g nel caso di grave “collasso
del Qi”. È controindicato nel caso di Vuoto di Yin, Calore da Pieno e
presenza di Calore-Umidità. Sebbene abbia azioni immunomodulanti va usato con
prudenza nei deficit di Weiqi. Usato troppo a lungo o a dosaggi troppo elevati
produce Calore del Sangue con cefalea, irritabilità, insonnia, palpitazioni,
epistassi, meno-metrorraggie.
Varietà (Foster et al., 1992; Martucci et al., 1988; Stuart,
1979).
La qualità migliore è quella selvatica della provincia di Jilin (Jilinshen).
Molte sono le varietà oggi coltivate. La “radice bianca” (Biashen) è usata
nei deficit di Yin e di Qi, la “radice essiccata” (Shengshaishen) e la
varietà “americana” (Xiyangshen) “nutrono” lo Yin. Infine il Ginseng
coltivato trattato al vapore assume un colore rosso (è detto “radice rossa”,
Hongshen) e si usa nei Vuoti di Yang e di Qi. Il Ginseng coreano appartiene a
quest’ultima qualità ed è in genere vecchio di 4 anni. I farmacologi
tradizionali cinesi, invece, affermano che Renshen è attivo se vecchio di 6-8
anni. Le foglie di Ginseng (Renshenye) “purificano” il Calore, generarono i
Liquidi e disintossicano dall’alcool. Il rimedio viene usato nella tosse
cronica, secca e con raucedine da Calore al Polmone.
Indicazioni attuali (Foulder 1988; Foster, 2000;Corradin et al., 2000; Di Stanislao, 2001, Bernini, 2002).
Studi moderni hanno evidenziato un’azione dei componenti del Ginseng sul Sistema Nervoso Centrale, dove manifestano un’azione di tipo adattogeno, cioè modulano lo stato di eccitazione dei neuroni centrali in modo da favorire una risposta ottimale agli stimoli esterni e interni. Per questa ragione il Ginseng gode fama di rimedio antistress e di "stimolante" naturale, anche se in realtà il manifestarsi di un effetto risvegliante dipende dalla specifica situazione di chi lo assume. Come spesso avviene negli studi farmacologici sulle erbe, gli effetti della somministrazione di estratto della radice di Ginseng hanno mostrato effetti contraddittori a seconda della dose e della situazione particolare del soggetto. Pare comunque accertato che l’assunzione di Ginseng abbia alcuni importanti effetti terapeutici:
- aumenta notevolmente le resistenze dell’organismo ai fattori di stress, compresa l’esposizione a temperature
ambientali estreme
- migliora la risposta all’insulina in pazienti affetti da diabete di grado lieve
- migliora l’appetito
- aumenta la resistenza alla fatica
- allevia la stanchezza.
Indicazioni e controindicazioni (Foster et al., 1992; Corradin et
al., 2000; Bernini, 2002). Le virtù del Ginseng sono state attribuite al
suo contenuto di saponine specifiche - i ginsenosidi - che possiederebbero
effetti tonici e cardiovascolari.
Tuttavia le componenti interessanti di questa radice sono numerosissime e non si
può escludere che sia piuttosto una combinazione di diversi effetti a conferire
al rimedio proprietà così particolari. Se si considera la larghissima
diffusione e la forte spinta pubblicitaria, verrebbe da pensare che chiunque
possa trarre beneficio dal consumo di Ginseng. In realtà tuttavia esistono
delle precise indicazioni e delle controindicazioni. Il Ginseng fa bene alle
persone che soffrono di
stanchezza cronica, che sono anemiche o ipotese. Ad esempio è un buon
rimedio per il puerperio e può prevenire in parte la depressione post-partum.
È utile per
i diabetici, per chi fa lavori pesanti o in ambienti climaticamente
disagiati, per gli sportivi. Può essere utile anche
per chi vive in situazioni di stress emozionale, ma con alcune cautele,
dal momento che questi soggetti si trovano spesso in condizioni di continua
sovreccitazione. Per quanto riguarda le controindicazioni,
in particolare non deve essere assunto dai soggetti affetti da ipertensione grave
(con valori sistolici maggiori di 180 mmHg), da chi soffre di ulcera
duodenale e di insonnia grave. L’assunzione di dosi eccessive o da parte di
soggetti che non presentino le indicazioni per l’uso può condurre a cefalea,
insonnia, palpitazioni e aumento della pressione arteriosa. Nel corso di una
terapia con Ginseng è inoltre preferibile non bere tè o caffè e non mangiare
rape, in quanto queste sostanze possono aumentare la tossicità dell’erba.Sono
descritte inoltre azioni antiaggreganti con emorragie se combinato con terapie
anticoagulanti. Nelle terapie protratte può dannegiare la funzione renale e, in
età pediatrica, favorisce la calcificazione metafisaria inibendo l’accrescimento
scheletrico. Descritte dipendenze da Ginseng ed anche condizioni di
ipercorticismo con bassi livelli di ACTH.
A cura di: Carlo Di Stanislao, Ottavio Iommelli & Guglielmo Lauro
Indirizzo per chiarimenti
Ottavio Iommelli
E-mail: aiff@tin.it
|