I profumi nell’antico Egitto e in Grecia
Durante il regno di Cleopatra, gli Egizi erano maestri nelle arti della profumeria e della cosmetologia e fu probabilmente proprio in quell’epoca che venne messo a punto il procedimento della distillazione. Fino a quel momento, infatti, essi ottenevano i profumi miscelando le sostanze odorifere a olio d’oliva (o d’altro genere) tramite enflaurage o macerazione.
Un’interessante testimonianza ci viene fornita da un bassorilievo di Edfou che mostra un profumo di colorazione verde, ottenuto da fiori di henné o di canfora; forte e persistente, era il profumo preferito da Cleopatra. In occasione di particolari festività, questa essenza veniva addirittura utilizzata per profumare le vele delle imbarcazioni reali.
Un altro profumo reale era composto da oli di ben, di cinnamomo e di mirra. La profumata scorza di cinnamomo, particolarmente ricercata ed alla base di numerosi composti, era di difficile reperimento; veniva infatti trasportata a dorso d’asino dalle regioni calde dell’Asia e, passando da Babilonia, giungeva infine a Mari.
I Greci, invece, ritenevano che fiori e foglie profumate avessero un’origine divina e la mitologia greca attribuiva agli dei l’invenzione dei profumi. Si riteneva che le divinità dell’Olimpo, in occasione delle visite agli umani, lasciassero una scia
dolcemente profumata a testimonianza della propria divinità.
L’uso degli aromi orientali si sviluppò in Grecia in seguito alle conquiste di Alessandro nel Vicino Oriente, terminate nel 330 a.C. circa; secondo Teofrasto furono i Fenici a portare gli aromi nei porti greci.
Nell’antica Grecia i nomi dei profumi erano spesso derivati da quelli di coloro che li producevano; il megaleio era, ad esempio, una realizzazione di Megallus, un celebre profumiere ateniese dell’epoca di Alessandro il Grande che, per le proprie composizioni, chiedeva cifre decisamente astronomiche. Il suo
profumo conteneva mirra, cinnamomo e svariate resine e possedeva anche
proprietà cicatrizzanti, tanto che i guerrieri appartenenti alle classi
abbienti lo applicavano sulle ferite riportate in battaglia.
Plinio il Vecchio, nella sua celebre Storia Naturale, fornisce indicazioni
precise sulla composizione dei profumi: "Due sono gli elementi che
intervengono nella fabbricazione dei profumi: la parte liquida (spesso un olio) e l’essenza profumata. (...). L’aspersione di sale ha lo scopo di assicurare la conservazione dell’olio, ma essa diviene inutile dopo l’aggiunta di alcanna spuria. Per fissare il profumo all’eccipiente si aggiunge, infine, resina o gomma, senza le quali il profumo svanirebbe in brevissimo tempo. I profumi divengono più penetranti con l’aggiunta di cardamomo, che sollecita fortemente l’olfatto, mentre l’aggiunte di mirra li rende più soavi e persistenti...".
Dal momento che la maggior parte dei profumi greci si basava sui medesimi
ingredienti, per distinguere le proprie creazioni i maestri profumieri erano
soliti aggiungere una sostanza colorante. Megallus, ad esempio, utilizzava le radici di alcanna spuria, che davano alle sue preparazioni un caratteristico colore rossastro.
Durante le conquiste di Alessandro vennero importate dall’Egitto anche
alcune "ricette" di profumi, tra cui quella, celebre sotto il regno di
Tutankhamon, contenente mirra e cannella. Si diceva che tale preparazione potesse mantenere inalterate le proprie caratteristiche per lunghissimo tempo.
Teofrasto, vissuto all’epoca di Alessandro, era rinomato per le vastissime conoscenze in campo botanico; in una delle sue opere racconta che alcuni maestri profumieri ateniesi erano in grado di conservare essenze a base di radice di iris per oltre venti anni. Sempre grazie a Teofrasto si sa che nell’antica Grecia le polveri profumate erano asperse nel letto e non applicate direttamente sul corpo; nel corso della notte la pelle se ne impregnava abbondantemente ed il
profumo risultava più persistente.
I Greci seppero adattare e perfezionare le varie tecniche messe a punto e sviluppate dagli Egizi ed anche grazie a ciò i profumieri ateniesi poterono conoscere una fama fino ad allora mai raggiunta.
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