Il concetto di spirito nella tradizione cinese. Confronto con le diverse vedute occidentali e ricadute relative alle pratiche mediche tradizionali
La cultura cinese, allusiva, pratica e sincretica, tende ad un
agnosticismo esistenziale apparentemente avulso da interessi di tipo spirituale
e trascendentale. Il cinese vive interrogandosi su ciò che influenza la sfera
visibile della sua esistenza e cerca, combinando Taoismo, Confucianesimo e
Buddismo, di trovare un suo equilibrio interiore. Eppure si può intravedere
nell’idea di Energia vivifica che crea e controlla l’intero creato, qualcosa di
simile a ciò che in occidente, dallo stoicismo greco del IV secolo, si è
definito spirito. Attraverso osservazioni e considerazioni personali si
confrontano le idee filosofiche cinesi ed occidentali su tali temi e si cercano
relazione nel campo della Medicina Tradizionale Cinese.
Introduzione
Accostandoci da semplici medici alla cultura cinese per apprenderne la logica e
la tecnica medica, ci rendiamo conto che è difficile penetrarne in modo
autentico il messaggio. Molti autori hanno scritto mirabili opere sul pensiero
cinese (si veda a titolo di esempio la bibliografia), e anche molti medici
occidentali si sono dedicati prima di noi e si stanno dedicando attualmente a
questo compito. Il risultato complessivo tuttavia è frammentario e poco
soddisfacente. Difficile è tradurre gli ideogrammi senza ridurne la ricchezza
semantica, difficile è – una volta tradotti – penetrare la logica che ha indotto
gli autori a sceglierli tra molti altri ideogrammi simili. Difficile è
distinguere ciò che va superato alla luce delle conoscenze della scienza
successive e cosa invece vada compreso e accolto. Queste difficoltà, che rendono
ragione delle divisioni cui attualmente assistiamo tra varie scuole
interpretative della medicina cinese e su come vada applicata e compresa – sono
anche basate su una certa confusione di concetti prima ancora che di termini.
Infatti alcuni termini presenti nella lingua cinese e nella nostra lingua, pur
se apparentemente simili, esprimono tuttavia concetti molto differenti e se non
ben compresi portano inevitabilmente a fraintendimenti. Questi concetti
“ambigui” o poco chiari sono numerosi. In questo lavoro vorremmo soffermarci in
particolare su uno, il concetto di Spirito.
L’argomento è complesso e forse anche sterile, poiché, secondo molti studiosi,
il pensiero filosofico-religioso cinese è pensiero pratico, avulso da congetture
metafisico-speculative care alla cultura occidentale[1] e, secondo il dettato
dei classici, solo la meditazione e le tecniche ad essa correlate sono in grado
di agire sullo Shen, in altre parole sugli aspetti più immateriali e sottili
dell’individuo[2] (contrariamente ad ago-moxibustione, massaggio, dietetica e
farmacoterapia). Non solo non esiste, in cinese, un termine per indicare il
filosofo (che secondo Kaltenmark corrisponde solo approssimativamente a “zi”,
maestro[3]), ma soprattutto ogni “pensatore” non si fa espressione puramente
intellettuale, ma piuttosto elabora un sistema originale che è metodo di
condotta pratica, capace di dar luogo al governo del singolo e, al contempo, di
una intera nazione[4]. La cosmologia cinese è diversa, pertanto, sia dalla
metafisica greca (a partire dalle costruzioni teoriche di Platone ed
Aristotele), che dalla spiritualità cristiana[5]. I tentativi europei,
concernenti i rapporti fra fede e ragione, iniziati già a partire da padre
Matteo Ricci (1552-1610), di accostare le tre principali filosofie religiose
della Cina (Confucianesimo, Taoismo e Buddismo) ai contenuti evangelici, hanno
prodotto molta confusione ed una serie enorme di fraintendimenti[6] anche se ci
rendiamo conto che erano dettati dall’intento di rendere comprensibile una
cultura a noi lontana.
In questa breve e per forza di cose approssimativa disamina cercheremo di
definire il concetto di spirito nelle due diverse culture, per vedere poi se
esso penetri nella medicina e in che modo. L’obiettivo è quello di meglio
comprendere, quando si dice che attraverso la medicina cinese si agisce sulla
componente “spirituale” dell’individuo, in che senso questa azione debba essere
intesa.
La prima difficoltà che si incontra nel voler in breve parlare della “cultura
cinese”, specie quella antica, consiste nel fatto che la Cina ha una estensione
enorme e il popolo cinese è costituito da razze diverse con retaggi culturali e
visioni molto differenti: occorrerebbe pertanto specificare di quale regione e
di quale epoca si voglia parlare. Il sincretismo normalmente attribuito al
pensiero cinese è il frutto di echi diversi giunti da parti diverse del paese.
Un impero di simili vastità impone necessariamente per poter sopravvivere
larghezza di vedute e apertura alle commistioni di diversi pensieri. Pensiamo
alla difficoltà che abbiamo a riassumere in poche parole cosa sia “cultura
occidentale” considerando che l’occidente per i cinesi va dalla Persia a
Gibilterra, dalla Russia all’Irlanda e dalla Svezia alla Sicilia e ai Balcani,
con tradizioni, religioni, leggende e costumi, passioni e sentimenti molto
differenti.
Tuttavia questo nostro non vuole essere un compendio, ma solo uno spunto di
riflessione e un tentativo di definizione del concetto di spirito; procederemo
pertanto riferendoci soprattutto al pensiero filosofico dato che è la filosofia,
ancor più della religione, a soggiacere alla medicina nella sua teorizzazione.
Anche in Occidente non tutti i popoli hanno in ugual misura contribuito allo
sviluppo del pensiero filosofico, ma i popoli che hanno contribuito allo
sviluppo del pensiero filosofico sono anche quelli che hanno maggiormente
contribuito allo sviluppo della medicina.
Il concetto di religione e divinità nella cultura cinese
Nella nostra mentalità il termine “spirito” spesso è collegato ai concetti di
“divinità” e “religione”. Secondo i più illustri studiosi del pensiero cinese
(come Creel, Cadonna, Kaltenmark1-4), nella pur vastissima lingua dell’etnia Han
non esisterebbero, dal periodo della “lingua antica” attraverso le ossa
oracolari (guwen)[a], sino alle forme desunte dalla Shouwen Jiezi Zhu o dal
Kangxi Cidian (redatti nel XVIII secolo), termini equivalenti alle parole
“religione” e “divinità” così come noi le intendiamo. Questo è quanto affermano
anche altri autorevoli studiosi come Laniotti, Pasqualotto, Tomassini e Villani.
Tuttavia, volendo essere più pignoli, è possibile una diversa riflessione. In
cinese esistono in realtà termini per definire religione e divinità; sono i
concetti ad essere diversi dai nostri. La parola "religione" (zongjiao)
significa letteralmente "insegnamento degli antenati" (lo stesso zong di zongqi)
con la stessa allusione sapienziale del termine latino; una conoscenza/sapienza
il cui valore permane immutato nel tempo.
Il termine “divinità” è spesso tradotto come Shen che è insieme elemento
ordinatore ed un aspetto animico individuale.[7]. Per quanto riguarda il
concetto di divinità, Tian (cielo) nelle diverse interpretazioni di Moti,
Mencio, Xunzi ecc. è spesso sovrapponibile al nostro concetto di Dio, seppure
con una connotazione meno personale. Personale era invece il Dio degli Shang,
Shangdi, termine oggi usato anche per tradurre il concetto di Dio cristiano.
In realtà risulta difficile riassumere in modo univoco cosa sia per i cinesi
“divinità”, a causa della loro poliforme cultura. Il Buddismo ha introdotto in
Cina (a partire dal I secolo d.C.) anche una cultura mitica ricca di personaggi
dalle caratteristiche di divinità (gli Immortali, gli dei e i demoni spesso in
realtà proiezioni illusorie delle proprie passioni), mentre il taoismo presenta
piuttosto “principi ordinatori del cosmo” difficilmente identificabili con
“divinità” come noi le intendiamo.
Occorre infine sottolineare come i concetti di religione e divinità, pur
attinenti alla sfera dello spirito, non siano sinonimi di questo concetto.
Il concetto di spirito nella cultura cinese
Sebbene siano tre, e profondamente diverse fra loro, le istanze filosofiche e
culturali che più hanno influenzato, dal V secolo a.C., il mondo tradizionale
cinese, le epistemai (ossia le scienze conoscitive) di ciascuna di esse ci
inducono a ritenere che termini come “divino”, “santo”, “spirito” e “anima”
abbiano significati diversi fra Cina ed Occidente[8] [9] [10] [11] Tuttavia ci
sembra che la polisemia non attenga tanto alla differenza geografica quanto
alle diverse interpretazioni sincroniche fra scuole e diacroniche nel tempo (si
pensi a quanto diverso fu lo Shangdi degli antichi da quello dei moderni
cristiani cinesi).
E’ anche possibile, come sostenuto da alcuni (definiti nel campo della storia
della filosofia “orientalisti”) che la filosofia sia nata in Oriente e da lì sia
poi passata al mondo ellenico[12][b].
Tuttavia esistono vistose differenze, e fin dalle origini, fra i due indirizzi
speculativi: la filosofia occidentale antica o precristiana ha come principale
oggetto la conoscenza della natura e delle sue forze, la speculazione orientale
si concentra su speculazioni esistenziali ed assieme spirituali[13] [14]. O
meglio, non cè in realtà cultura che abbia maggiormente concentrato
lattenzione sullo studio della natura e delle sue forze di quella cinese, ma a
differenza dell’occidente senza fratture fra immanente e trascendente poiché è
la natura stessa ad essere il principio trascendente per eccellenza. Ma pur in
questa vocazione “spiritualista”, la filosofia orientale (dall’induismo al
buddismo, al confucianesimo, al taoismo), si indirizza verso tesi pratiche,
linee di condotta empiriche, piuttosto che inseguire sottili ragionamenti di
tipo meramente intellettuale[c][1][3][15]. Va detto che i cinesi non conoscono
dogmi categorici come quelli delle religioni rivelate e tuttavia, attraverso un
pluralismo sincretico e tollerante che combina taoismo, confucianesimo e
buddismo, professano dottrine etico-religiose che si sono dimostrate in grado di
essere comprese e vissute da chiunque. Al di là della multiforme varietà delle
singole tradizioni, l’unità di pensiero che scaturisce dal legame ininterrotto
con la tradizione, ha privilegiato l’aspetto pratico sul teorico, contribuendo
ad una precisa strutturazione della famiglia, della comunità e dello stato.
L’assenza di una visione monoteista nella tradizione cinese, il fondamentale
immanentismo delle differenti tesi, l’idea comune di auto-creazione piuttosto
che creazione, lassenza di una netta contraddizione fra bene e male, portano il
pensiero cinese tradizionale verso un agnosticismo curiosamente pervaso,
tuttavia, di tensione morale e di peculiare spiritualità[16]. Precisiamo che,
prima del V secolo a.C., non vi erano in Cina autentiche correnti di pensiero
filosofico-politico-religiose[17]. Le più autenticamente cinesi sono la
Confuciana (V-IV sec a.C.) e la Taoista (III-I sec a.C.), la prima con una sua
tensione etica e morale, la seconda che scaturisce dalla teoria naturalistica
dello Yin e dello Yang. E’ molto più tardi (I sec, d.C.) che si diffonde,
dall’India, il Buddismo[18] [19][20], assumendo i connotati peculiari della
filosofia “Chan”.
I testi e il Canone Taoista[d] ed i testi di Confucio (Lunyü, Zhongyong e Daxue),
affrontano il modo di vivere di tutti i giorni, le regole da seguire e sembrano
preoccuparsi poco di concetti come spirito o anima immortale. Seguire le leggi
naturali, non legarsi ad alcuna specifica dottrina, equilibrarsi fra “agire” e
non “agire” sono i presupposti del taoismo. La tensione morale, l’osservanza
delle leggi, il legame con la tradizione sono i cardini del pensiero Confuciano[21].
L’una e l‘altra sono filosofie religiose con una precisa liturgia; tuttavia
questa si officia per consentire all’uomo di vivere su questa terra trovando un
suo equilibrio nel rispetto dell’altrui libertà. L’alchimia interna (Neidan) dei
taoisti e l’obbedienza alle regole dei Confuciani, trova nell’Yi Jing lo snodo
ed il punto di congiunzione, con formule atte a garantire una esistenza felice e
non già preoccupata di un futuro ipotetico di tipo ultraterreno. Eppure anche
per queste dottrine esistono santi, dei, inferi ed un Cielo creatore. Forse, a
questo punto, sarà opportuno enunciare cosa si è inteso per “Spirito” nel
pensiero occidentale e trovare analogie e differenze nell’antico pensiero
cinese, circoscrivendo il nostro interesse a testi medici o connessi più
strettamente con la Medicina Tradizionale Cinese (MTC).
Il concetto di divinità nella cultura occidentale
Il termine “dio, divinità” deriva dalla radice indoeuropea div che significa
“luminoso, celeste” e si riferisce ad entità ultraterrena reggitrice delle sorti
umane. A seconda delle religioni, può essere ulteriormente specificato (dio del
bene, dio del male, dio della terra, dio del mare, eccetera) oppure
rappresentare l’unico essere creatore e reggitore dell’universo, come nelle
religioni cosiddette monoteiste, che appunto hanno un dio solo. Nella cultura
occidentale assistiamo ad un progressivo mutamento nel tempo da una concezione
politeista precristiana (ellenica, etrusca, romana, barbarica) alla concezione
monoteista giudaico-cristiana, in cui peraltro restano presenti anche altre
entità ultraterrene che entrano in varie forme in contatto con gli uomini a
scopi benefici o malefici (angeli, diavoli). In tutte le religioni occidentali
alle divinità vengono eretti templi in cui officiare dei riti propiziatori
(sacrifici, preghiere, liturgie) per entrare in contatto con esse, per
ingraziarsele o per farsi perdonare dopo castighi e disastri interpretati come
punizione per cattiva condotta. Con il cristianesimo si ha un’evoluzione
ulteriore verso il concetto che Dio dimora tra gli uomini, per cui le chiese
cristiane non sono più solo “luoghi di culto”, bensì la casa in cui Dio abita
realmente tra gli uomini (sotto le specie eucaristiche).
Il concetto di spirito nella storia del pensiero occidentale.
Il nostro excursus sul concetto filosofico di spirito nel pensiero occidentale
si avvarrà, naturalmente, di testi generali a cui rinviamo il lettore per ogni
ulteriore approfondimento[13] [22] [23] [24] [25]
E’ con gli stoici[e] di Zenone, nel IV secolo a.C., che il concetto di spirito,
diverso da quello di anima di Platone[f], Democrito[g] e Aristotele[h],
assume un senso preciso. Lo spirito è per gli stoici il soffio vitale che
pervade ed anima il corpo e l’intero universo. L’idea di una essenza efficiente
immateriale che si contrappone al mondo fisico e visibile e ne è causa agente dà
luogo, durante la Scolastica medioevale, all’idea di netta separazione (già
presente in Platone) fra bene (legato allo spirito) e male (legato alla
materia). Con varie accezioni, questa visione resta immutata nel pensiero
occidentale sino a Cartesio (che individuerà nello “spirito” la sostanza
pensante): lo spirito rappresenta dunque un insieme complesso di facoltà che
animano la materia del corpo e si contrappongono ad esso. Con l’Illuminismo
invece lo spirito si distingue dal concetto di anima: l’anima nella sua realtà
psichica deriva dalla natura, mentre lo spirito è inteso come prodotto
dell’educazione e dei costumi sociali, come si deduce dai testi di Montesquieu,
anche dai quali prenderà poi avvio l’evoluzione hegeliana del concetto di
spirito, principio animatore della realtà, suddiviso in spirito soggettivo,
oggettivo e assoluto. Tale concezione convive con altra linea di pensiero, più
aderente al concetto religioso cristiano di spirito, detta corrente dello
“spiritualismo” sviluppata da pensatori come Pascal.
Se guardiamo ai vari significati che il termine “spirito” ha assunto nel corso
dei secoli, ci accorgiamo che la confusione che abbiamo denunciato
nell’accostare termini occidentali ai concetti orientali, in realtà risiede in
una intrinseca confusione nella terminologia occidentale. Vediamo dunque le
varie accezioni occidentali del termine “spirito”, tralasciando i significati
linguistici (come “spirito di un testo o di un autore”). Tra parentesi tentiamo
l’accostamento con un termine cinese che potrebbe esprimere pari concetto.
- Spirito Santo: accezione religiosa che identifica nello Spirito la terza
persona della Trinità. Significa perciò Dio, lo Spirito divino che ha guidato la
creazione del mondo, e guida ora l’umanità verso la comunione con Dio, attraendo
tutto a Se’. [Shangdi]
- Spiriti puri: Dio e gli angeli, che abitano il Cielo [Tian]
- Spiriti finiti: anime degli uomini
- Spirito come contrapposizione con la materia [questo concetto manca nella
visione cinese, che non concepisce assoluti, per cui la materia non è mai priva
di spirito e non vi si contrappone]
- Sostanza immateriale che caratterizza l’espressione della materia: vi si
riconoscono gli spiriti “sottili” e gli “spiriti animali” che animano il corpo e
rappresentano la fisiologia della psiche [Ben shen]
- Spirito come “fantasma” o spettro, entità ultraterrena (di origine più
frequentemente infernale) che si manifesta spontaneamente o dopo evocazione per
trasmettere agli uomini messaggi dall’oltretomba [Gui]
- Spirito come insieme delle facoltà intellettuali e psichiche del soggetto, che
deve essere coltivato e considerato per una piena evoluzione della persona:
rappresenta in un certo senso il mistero dell’esistenza, il segreto significato
della vita individuale che deve essere decifrato ed accolto per realizzare
consapevolmente la propria vita [Shen]
- Spirito come respiro, soffio [Qi]
- Nell’antica fisiologia fluido che scorreva nel corpo umano dal cuore e dal
cervello, animando i singoli organi e presiedendo ai movimenti, spirito vitale.
[Po]
Il concetto di peccato in Oriente e in Occidente
Ciò che va detto, prima di iniziare questa operazione di “collatio”, è che per
tutti e tre i modelli orientali lo Spirito è la forma che permea e vivifica il
creato ed il “peccato” è l’elemento che uccide tale essenza. Tuttavia vi sono
differenze nel concetto di peccato fra Confucianesimo, Taoismo e Buddismo[26]
[27]. L’assenza di spontaneità e l’ubbidienza a regole non naturali e non
vissute intimamente è la causa del peccato per il Taoismo. Il non rispetto delle
leggi e delle regole morali la causa della morte spirituale (in altre parole la
morte della vera intelligenza) per il Confucianesimo. Infine il Buddismo
considera esiziale il perdere spontaneità, il lasciar passare un troppo ampio
spazio di riflessione fra intuizione-desiderio e sua naturale realizzazione[28]
[29] . Forse, dopo aver individuato connessioni e differenze, potremo concludere
che Spirito corrisponde a coscienza, ad autentica conoscenza di sé e delle cose,
rifiutando e superando i simulacri di baconiana memoria. Scopriremo che per il
Taoismo bene e male compongono in parti eguali l’animo umano ed assumersi la
propria parte di male, saper vivere “qui ed ora”, saper ridere di se stessi,
sono gli elementi “nutritivi spirituali”9 18. Per il Confucianesimo, invece19,
la tensione morale è quella che rende l‘uomo “unico essere intelligente fra
Cielo e Terra”. Operando secondo temperanza e giustizia ed obbedendo alle
proprie tradizioni si conserva lo “Spirito” di questa unica ed irripetibile
intelligenza. Lo Spirito si compone di perfezione morale (Jen) ed imitazione del
Cielo (Fa Tian) e si vivifica e nutre attraverso la perfetta osservanza dei riti
(Li). Perdere la propria tradizione o la propria umanità corrisponde a perdere
lo “Spirito” della vera intelligenza. Per il Buddismo, infine, forse il più
religioso e spirituale di questi sistemi[30], è il “demonio” che, sottraendo
immediatezza all’azione, perturba prima ed uccide poi lo Spirito. Vedremo in
seguito, nel confronto fra Occidente ed Oriente, come la MTC si componga
principalmente di intuizioni Taoiste, ma in larga misura anche Confuciane e
Buddiste, sicchè non è facile districarsi fra orientamenti e tesi affatto
diverse, a volte anche oltre le semplici sfumature[31].
Per quanto riguarda l’Occidente, infine, il peccato è la frattura (intesa come
disobbedienza alla legge di Dio) che comporta il distacco da Dio e la perdita
della Comunione con Lui, ossia della Grazia, e tale frattura è ispirata dal
Diavolo, angelo ribelle che vuole sostituirsi a Dio nel cuore dell’uomo,
conducendolo ad adorarlo al posto di Dio. In era precristiana tale frattura è
insanabile: il Cristianesimo consiste principalmente nell’annuncio agli uomini
che tale frattura può essere colmata dal Cristo, il Quale, attirando su di Se’
le conseguenze del peccato ed espiandolo sulla croce, libera gli uomini che a
Lui si affidano dal giogo mortale, vincendo per loro la tentazione diabolica. In
era cristiana pertanto l’attenzione del cammino di elevazione spirituale si
trasforma praticamente in una “lotta al peccato”, causa della morte spirituale
eterna, cercando i mezzi per essere in comunione con Dio e riconoscendo i
tranelli che il diavolo tende per perdere le anime.
Come si può vedere, rispetto alla visione cinese il cristianesimo sembra
raccogliere in un certo modo tutte le istanze orientali, fondendole in una
visione di relazione personale con Dio.
Confronto con il pensiero cinese tradizionale.
A questo punto inizia la parte più difficile del nostro schematico lavoro, ossia
il tentativo di confrontare le due culture, scegliendo come prospettiva quella
che pervade le concezioni mediche europea e cinese.
Gli accostamenti e le considerazioni che opereremo nascono da idee molto
personali espresse, sotto il profilo delle basi della MTC, in altri nostri
lavori che dovrebbero essere consultati [24] [32] [33] [34]. Vedremo come,
attraverso i secoli[35], gli AA medici cinesi hanno introdotto idee relative
alle loro convinzioni filosofiche e religiose, più spesso di marca o Taoista o
Confuciana10. D’altra parte, afferma Jeffrey Yuen[36], senza una precisa visione
storica, non si può comprendere la complessità dello sviluppo culturale della
MTC. E’ solo così che si comprende davvero il senso dialettico dei diversi
contenuti, apparentemente contraddittori, fra diverse istanze metodologiche
sviluppate da AA diversi in periodi differenti fra loro[37].
In Europa l’antica medicina di marca galenica riteneva che lo spirito fosse un
fluido sottile che scorrendo dal cuore e dal cervello (entrambi sedi dello Shen
per la MTC) giungesse alle diverse membra, animandole e producendo le diverse
sensazioni. Pertanto, per la medicina prescientifica, lo spirito è soffio
vitale, pneuma[38], condizione paragonabile al Qi che permea l’uomo e l’intero
universo nella concezione della MTC, trasmessa anche ad altre medicine
orientali[39]. Quest’idea nasce dalla scolastica neoplatonica che considera
l’anima immortale come aspetto portante del fluido spirituale. Il concetto di
Shen espresso invece nei classici medici cinesi, comprende aspetti non
necessariamente metafisici, ma più spesso emotivi[i] ed organizzatori[40]. Shen è l’insieme dei controlli omeostatici che presiedono al funzionamento
sottile del corpo. Questo aspetto di “controllo” e di “regolatore” è certamente
enfatizzato dai commentatori confuciani dei classici cinesi[l], i quali,
comunque, non fanno fatica a rinviare ogni connotazione metafisica poiché
assente nei testi precedenti[m]. L’aspetto di regolazione centrale connessa
con il concetto di Wang[n] si ritrova, anche, nel celebre commento naturalista
al Suwen di Wang Bing, redatto durante la dinastia Tang[o]. Com’è noto fin
dal Suwen e dal Lingshu si afferma che lo Shen, che scaturisce dall’incontro
delle Essenze parentali (Jing), si divide in Anime Vegetative[p] dotate
ognuna di particolari funzioni[q][32]. E tuttavia si deve al confuciano Sun
Simiao[r] l’introduzione di virtù e difetti morali relativi alle Anime
Vegetative (Ben Shen), al fine di contrastare, in modo adeguato, il diffondersi
dello spiritualismo Buddista e dare un valore “morale” all’intera costruzione
degli aspetti non materiali dell’individuo.
Dicevamo che la Scolastica medievale europea dà costrutto logico alla dicotomia
(già ventilata da Platone) tra bene legato allo spirito e male legato alla
materia. Questo ricorda più la rigida dicotomia esistenziale del Confucianesimo
(atta a valorizzare le regole e l’ubbidienza piuttosto che la libertà di
espressione individuale[s]) che il Taoismo, il quale afferma che ciascuno si
porta addosso, radicati intimamente, parti equivalenti di bene e di male. Il
male, poi, strettamente congiunto al bene anche se elemento necessario da
individuare ed enucleare, fa parte del pensiero Chan. Per il Buddismo tibetano
il male e le malattie sono tutte spirituali e derivano da forze spettrali e
demoniache (spiriti malvagi o gdon)[41], capaci di bloccare la spontaneità dei
gesti e delle scelte quotidiane. Questo concetto, secondo alcuni, ricollega la
visione di “diavolo” Zen e Buddista a quella di Gui[t] della MTC[u]. Gli
spettri conducono ad errate percezioni, nuocciono allo spirito, lo inducono a
false idee ed ossessioni. Ma mentre la gerarchizzazione moraleggiante e pratica
confuciana è in grado di ideare un trattamento agopunturistico[v], sono la
riflessione e la preghiera i rimedi descritti dal Buddismo nelle sue diverse
espressioni cinesi, tibetane o indiane. Forse è superfluo precisare che quando
si parla di pensiero dell’Occidente ci si riferisce principalmente alla visione
cristiana, che ha condizionato il modo di concepire lo scopo della filosofia
anche nei pensatori non cristiani[z].
In Occidente, partendo dal concetto “spiritus ubi vult spirat”[a1], si
afferma la perfetta libertà della ispirazione divina e la sua completa autonomia
dalla volontà dell’uomo. Tuttavia l’uomo, con l’esercizio della virtù, può
predisporsi a ricevere e far fruttificare l’ispirazione divina. Questa
convinzione ci porta in prossimità di quanto espresso nel Daodejing[b1], ma
con una sottomissione di tipo Confuciano che fa presumere che, attraverso
l’obbedienza alle regole, sia quasi possibile condizionare lo Spirito Divino. Se
esaminiamo i testi taoisti (Zhuangzi, Laozi, Huiananzi), ci avvediamo che lo
spirito è libero e non condizionabile, caotico, espresso sempre in assoluta
libertà. L’aderenza a questa “non-regola” naturale accosta, forse, il pensiero
cosmogonico taoista alla spiritualità francescana e lo fa diverso dalla
sottigliezza intellettuale di Agostino di Ippona e Tommaso D’Aquino[c1]. In
definitiva, invece, la separazione netta fra spirito e materia (che non
appartiene al mondo culturale cinese della tradizione), trova ampia diffusione
in occidente sino a generare, trasfigurandosi, il dualismo cartesiano di
separazione fra pensiero ed estensione[d1]. Successivamente, con Spinoza e
Malebranche prima e con Leibniz e Berkeley poi, si tenta un superamento di
questo dualismo ed anche dell’equivoca ambivalenza dei termini di anima e di
spirito. D’altra parte va riconosciuto che, almeno nelle traduzioni cinesi
antiche, il termine di Shen[e1] si traduce spirito, mentre le sue singole
parti atomizzate al momento della nascita sono dette anime vegetative[f1].
Va precisato, tuttavia, che mentre nell’evoluzione del pensiero occidentale,
sotto l’influsso della cultura cristiana, resta sempre una distinzione di
qualità fra spirito e corpo, questo non accadde né nella tradizione taoista né
in quella confuciana. (Ko Hung [Ge Hong][g1] seppe coniugare il naturalismo
delle origini alla semplicità Taoista e riunire questa con la dotta ritualità
Confuciana. Per lui lo spirito non è che una forma rarefatta di materia e non la
negazione o opposizione della materia stessa). Con Kant il concetto di spirito
assume il carattere di spontaneità produttiva dell’intelletto (al pari delle
idee buddiste), ma non in grado, senza l’esperienza, di generare una vera
conoscenza (al pari del Taoismo).Con Shelling lo spirito, invisibile, scandisce
il perfetto ordine nel mondo e con Hegel, infine, questo ordine assoluto ed
indifferenziato assume una valenza dinamica. Con l’idealismo hegeliano è proprio
l’interna dinamica dialettica (che ricorda l’opposizione e complementarità dello
Yin/Yang e il continuo movimento del Tai Ji) ad assumere il significato di
spirito. Dopo Hegel i neoidealisti anglo-americani e, soprattutto, italiani
(Croce e Gentile) identificano lo spirito individuale con i concetti di
autocoscienza, di intelletto e di ragione. Tutto questo si avvicina al pensiero
del “Classico del Fiore D’Oro”, ove alcuni aspetti dello Shen (Shishen e
Shenming) paiono riferirsi a contenuti di ordine essenziale e trascendentale2.
Infine, in tempi più recenti, con il neospiritualismo francese (Lavelle, Marcel),
l’idea cristiana di spirito individuale diviene, nella pratica esistenziale,
elemento individuante della persona. Questa idea, secondo alcuni sinologi, si
identifica con il pensiero taoista di uno Shen universale che assume, come Shen
individuale, particolari ed irripetibili coloriture3 25. Crediamo, a questo
punto, che un più chiaro riavvicinamento fra visione Occidentale e cultura
cinese sia possibile attraverso l’opera di Mencio. Secondo alcuni neoconfuciano
[h1]ed idealista, Mencio afferma che l’amore universale è l’espressione
più diretta dello spirito cosmico che si incarna, come individualità, in ogni
essere. Il superamento dell’egoismo individualistico è la garanzia per la sua
vera sopravvivenza. Se i Taoisti cercano una salvezza individuale ed i Buddisti
un’ascesi del singolo, con Mencio il Confucianesimo diviene dottrina morale e
sociale, ma non priva di istanze trascendenti. Al pari di Andrè Guyton e come
per il Buddismo tibetano, il peccato, che è in grado di uccidere lo spirito,
consiste nell’egoità e nella mera ricerca di una soddisfazione fisica, immediata
ed individuale. In definitiva possiamo concludere tentando una definizione di
spirito e di anima che comprenda i contenuti culturali, nei loro dati comuni, di
Cina ed Occidente, pur precisando che le due culture sono frutto di tradizioni e
di un modo di concepire la vita affatto differenti. Gran parte di questa chiusa
si deve ai lavori di Ugo Spirito[i1] e al problematicismo da lui
formulato, in definitiva molto in sintonia con alcune note centrali nel pensiero filosofico-religioso cinese. Lo spirito è una realtà immateriale che si
identifica con il pensiero cosciente, con la razionalità, e che permea ed ordina
l’intero universo. L’anima è l’entità immortale che supera le semplici istanze
intellettive, domina i sentimenti, ricollega l’uomo ai principi o alle cause
creatrici. Entrambi i concetti si riconducono ai Ben Shen che rappresentano,
dietro la materia, sia l’apparenza che la sostanza della vita individuale. Così
come filosofi romantici dopo Kant con il termine “Anima Bella” teorizzano il
superamento del conflitto tra inclinazioni e doveri, i pensatori cinesi (da
Mencio in poi), creano un sistema sincretico in cui si coniughino, anche se in
una visione esistenziale, spontaneità ed obbedienza alle regole
morali[l1]. Ci sembra comunque che la medicina e la filosofia non possano
giungere a definire l’anima come intuita dalla religione. Pertanto lo spirito
che abbiamo esaminato è la parte dell’anima che può essere indagata ed
esplorata, diversa da quella, individuale e immortale, descritta ad esempio
nelle Scritture bibliche e intuibile anche nelle tradizioni culturali orientali
(dove per esempio il culto funerario fa intravvedere credenze di sopravvivenza
individuale dell’anima dopo la morte in parte diverse da quanto proclamato, per
esempio, nella filosofia taoista).
Possibili ricadute nel campo della MTC
Esaminando la cultura cinese (soprattutto la parte legata al Taoismo ed alla
filosofia Chan[42]), sono stati possibili accostamenti in campo
psicoanalitico[43], ma anche antropologico e della fisica sperimentale. Mentre
sono note le intuizioni “quantistiche” dell’antica scienza cinese[44], meno lo
sono quelle antropiche che, appunto, riguardano la negazione d’interesse per la
sfera metafisica. Investigando la relazione tra vita intelligente e cosmo, un
fatto emerge oggi al di sopra di tutti gli altri: non vi è il benché minimo
indizio che la vita intelligente abbia un effetto apprezzabile sulla struttura a
grande scala dell’universo[45] e, pertanto, tanto vale occuparsi della nostra
vita per quanto riguarda questa terra. L’unità mente-corpo e la definizione di
una realtà in continuo mutamento sono conquiste di grande preveggenza del
pensiero tradizionale cinese[46]. Come sottolineato da una di noi in un
precedente lavoro, le ricerche occidentali sui contenuti filosofici essenziali
del pensiero medico cinese hanno prodotto Scuole di orientamento
empirico-meccanicistico o energetico-psicoanalitico, ma poche ricerche o studi
in campo spirituale[47]. Se è vero che la MTC appartiene al vasto orizzonte
delle medicine sacre, questo termine non deve trarci in inganno. Sacro qui si
deve leggere come “tradizionale”, legato cioè ad un modo particolare di vedere
l’uomo e l’universo[48]. Dal momento, poi, che non esistono molti punti di
contatto fra pensiero ebraico-cristiano (così come non ne esistono nei confronti
di altre religioni monoteistiche e rivelate) e pensiero cinese, risulta per lo
meno dubbio il tentativo di conciliare, in campo medico, simboli cristiani e
simbolismo cinese, anche se i risultati possono essere davvero interessanti[49]
[50]. Abbiamo anche visto come siano la meditazione e le tecniche corporee (Qi
Gong, Taji Quan, ecc.) quelle più idonee al raggiungimento dell’equilibrio
spirituale[51] [52] [53]. A differenza di altre tradizioni mediche
estremo-orientali, quella cinese, nei suoi aspetti più noti e praticati
(agopuntura, moxa, massaggio, farmacoterapia), sembra essere molto empirica e
poco incline a riflessioni o note di tipo spirituale[54] [55] [56]. Tuttavia
esistono alcuni capitoli poco noti relativi ai punti ed ai meridiani che possono
portarci a ritenere che anche l’agopuntura ed il massaggio possono essere
d’aiuto nel campo della “sofferenza spirituale”. A questo punto è opportuno
ricordare che la lingua cinese non è alfabetica ma simbolica e pittografica e,
come si diceva in apertura del lavoro, è molto difficile, per noi, penetrarne
interamente il senso[27]. Gli attuali orientamenti di ricerca in Cina notano che i
grandi trattati etimologici[m1], risentono di due grandi limiti:
- Redazione ritardata di 5 secoli rispetto alla scrittura oracolare e a quella
dei bronzi Zhou (Dazhuan)
- Necessità di riordino e riorganizzazione tipica del periodo Han, che
compenetrasse gli schemi cosmologici della Scuola Naturalistica antica e quelli
dei colti Confuciani che, per loro natura, poche concessioni facevano ad altre
Scuole o impostazioni.
Pertanto il materiale di cui disponiamo è oscuro, parziale, molto difficile da
tradurre, interpretare e penetrare in modo corretto.
Forse ha ragione Gary Zukov40 quando ci parla del concetto di wuli[n1]
come essenza di congiunzione fra aspetti materiali, psichici e spirituali nella
concezione tradizionale cinese. Il termine è oggi usato per indicare gli “schemi
di energia organica” e indica gli schemi e le leggi che compongono tanto la
materia che l’energia. Penetrando la “legge universale” di questi schemi avremmo
risolto il problema di uno Spirito informatore e coordinatore dell’universo e
dell’uomo.
A questo punto del nostro percorso, faticoso e forse più frammentario di quanto
avremmo voluto, si può affermare che quando parliamo di “componente spirituale”
in medicina cinese non ci riferiamo alla componente “religiosa” come la
intendiamo in Occidente e non ci riferiamo neppure ad una componente in
relazione con la divinità: la componente “spirituale”, energeticamente parlando,
è quella che “informa” e guida l’esistenza esprimendosi attraverso il corpo e la
psiche e permettendo al soggetto di vivere nello spazio-tempo in un cammino di
armonia psico-fisica (salute) e di consapevolezza interiore (cammino
spirituale). Questo percorso può integrare (ma non necessariamente) una
dimensione di “preghiera”, ossia di coltivazione di un contatto con la divinità
attraverso formule, riti e cammini spirituali religiosi come noi comunemente li
intendiamo. Tuttavia non si deve trascurare il fatto che anche i cammini più
precisamente religiosi possono essere influenzati (positivamente o
negativamente) dal modo di percepire e vivere il proprio corpo-mente. Sappiamo
infatti, studiando le costituzioni energetiche, che non per tutti i soggetti è
ugualmente “naturale” o facile percepire realtà immateriali o avvertire aneliti
di ricerca di un significato dell’esistenza che trascenda i bisogni immediati e
istintuali. Inoltre sappiamo anche che non sempre il considerare le istanze del
corpo o dei sentimenti facilita la sensibilità verso l’ultraterreno e anzi quasi
tutti i cammini spirituali prevedono di giungere a tacitare l’unità mente-corpo
per potersi aprire alla dimensione spirituale intesa come trascendimento di se’
(ascesi cristiana, tecniche meditative e psico-corporee orientali). Quando si
dice che la medicina energetica cinese arriva alla dimensione spirituale si
intende che essa può arrivare a sfiorare i presupporti energetici attraverso i
quali si esprime “lo stare al mondo” dell’individuo e qualora si decida di
utilizzare tecniche che arrivino fino a quel livello, ciò deve essere fatto
scientemente e responsabilmente, nel pieno e profondo rispetto
dell’individualità e libertà del soggetto che si sta curando, anche qualora ciò
conducesse a rispettare (e perciò non correggere) limiti e incompletezze.
Fatte queste doverose premesse, vediamo ora rapidamente quali punti o schemi di
trattamento ci sembrano interessanti per giungere a trattare questa componente.
I punti Ling
Vi sono cinque punti di agopuntura lungo il percorso dei 12 Meridiani i quali
hanno nel nome l’ideogramma Ling[o1], comunemente tradotto
“spirito”[p1].
I punti Ling sono: 10GV[q1], 2H[r1] e 4H[s1],
18GB[t1] e 24 KI[u1]. Secondo Kespì[57] ed altri AA dell’Association
Francaise d’Acupuncture[58] sono in relazione con il “cammino spirituale
dell’uomo”. Le esperienze cliniche sull’argomento sono poche[59] [60] [61]ma
dimostrano il ruolo positivo quanto sia arrestata la crescita spirituale, intesa
come crescita cosciente, dell’individuo per cause esterne o di altro tipo
(ricordi, emozioni, delusioni, ecc.). D’altra parte gli esperti di Taijiquan
sottolineano il ruolo chiave di queste aree anatomiche nel perfetto flusso di
Energia individuale, sicché, secondo quanto espresso in precedenza, si
potrebbero considerare veri cardini del wuli di ciascun essere. Se Yuanshen[v1]
e Shishen[z1] si possono coniugare questo potrebbe avvenire grazie alle
sedi corporee ed energetiche dei punti Ling. Pertanto penseremo a questi punti
in quegli “abbattimenti dello spirito” in cui l’istinto e la ragione confliggono,
si paralizzano e l‘individuo è come arrestato nel suo sviluppo individuale. Se
la causa è esterna si userà il 4H, se legata ad una evento traumatizzante
peripuberale il 2H. In caso di impossibilità di cancellare un ricordo il 24 KI;
nel caso, invece, di forte irrazionalità il 18GB. Se tutto è dominato, infine,
da una sensazione di fragilità e vulnerabilità estrema il 10GV. La malattia non
sarà psichica o psicosomatica[a2], ma si tratterà di manifestazioni
anche fisiche (insonnia, tachicardia, cattiva digestione, cefalea, ecc.) in un
individuo che si sente “tagliato fuori dall’ordine naturale”.
Altri punti interessanti a livello spirituale
Vi è un altro punto interessante che è il 37GB[b2]. Nel nome del punto
due ideogrammi connessi con la luce: Guang che è luce trascendente e Ming che è
luce incarnata. Si tratta del punto di origine di uno dei 2 Luo Longitudinali
(l’altro è il 7LU) con decorso centrifugo, che si connette ai piedi[62].Probabilmente
è il punto che attiva i meccanismi spirituali di collegamento fra noi ed il
mondo, che induce la carità, la pietà e la fiducia verso gli altri. Come tutti i
15 punti Luo è in grado di trattare sia l’agitazione (zao) che l’irrequietezza
(fan) e va riservato a quelle forme da turbe spirituali con agitazione ed
irritabilità estrema, che si alternano a profondissima depressione. Il
trattamento (come sempre per i Luo) è più incisivo con guasha[c2] o
martelletto[d2]. Dei punti gui (nati da un’idea confuciana e che
ricordano il Buddismo tibetano) abbiamo già detto. Ora invece vogliamo fare
qualche considerazione più orientata verso il massaggio. Dobbiamo rifarci ad una
recente intuizione dell’AMSA relativa alla successione in coppie meridaniche
secondo i 12 Rami[63]. Alla luce della relazione fra Rami e Meridiani e la
suddivisione dei Meridiani in coppie secondo la regola Mezzogiorno/Mezzanotte,
possiamo affermare che il massaggio in tonificazione della 6° coppia (composta
da Ministro del Cuore e Rene), è molto interessante negli individui che hanno
perso quel senso spirituale, quell’anima bella[e2], di cui i testi
antichi sembrano parlarci. Infatti tale coppia rappresenta lo sviluppo e la
realizzazione della tolleranza verso se stessi e gli altri, secondo l’assioma taoista e Zen che non esiste in nessuno solo il bene o il male e secondo la
regola della pietas confuciana. Per lo sviluppo di questa tolleranza (che è
spirito e giusta ragione) è necessaria una radice forte su cui strutturare la
vita (Rene) e la capacità di armonizzarsi con se stessi e con gli altri
(Ministro del Cuore)[64].Poiché, ancora, parlando di spirito si parla di una
parte che ricollega l’uomo al cosmo ed al Cielo Anteriore, è naturale che questo
“soffio”, sia molto prossimo alla Yuanqi. Non casualmente nelle tradizioni lo
spirito che abita, crea, amministra il creato, è fatto di luce ma anche di
fuoco, attributo diretto di questa “Energia innata”. Pertanto anche i Meridiani
Curiosi, permeati di Yuanqi, possono essere di grande utilità nel trattamento
esterno (massaggio ed agopuntura-moxibustione) delle turbe dello spirito[65].
Naturalmente nella selezione terapeutica ci avvarremo di segni psico-fisici di
accompagnamento:
Meridiano |
Sintomi |
Chong Mai |
Disturbi mestruali e digestivi. Rigidità caratteriale. Lombaggine dopo uno
sforzo leggero. Disturbi circolatori arti inferiori. |
Dai Mai |
Rancore, storte, freddo ai glutei ed alle cosce, pseudocolecistopatie |
Ren Mai |
Disturbi mestruali, sterilità, turbe addominali e toraciche. Lombalgia
insostenibile dopo un violento sforzo. Non assunzione di responsabilità |
Du Mai |
Rachialgia ossea diffusa, follia, perdita della razionalità, timidezza estrema,
incapacità a farsi valere. |
Yin Wei Mai |
Pseudoangine, cefalea a casco, disturbi dolorosi addominali, cattivo umore,
angoscia. |
Yang Wei Mai |
Metereopatia, ciclotimia. |
Yin Qiao Mai |
Lombalgia lineare unilaterale, turbe del sonno, turbe respiratorie. Assenza di
autostima. |
Yang Qiao Mai |
Lombalgie, turbe del sonno, sessuofobia, omosessualità latente. |
Lo spirito inteso come intelletto superiore può essere considerato,
modernamente, l’aspetto funzionalmente diverso del cervello umano rispetto a
quello animale[f2]. Anche Li Shizhen [g2] afferma che lo
Spirito autentico (Shenjing) abita il Cervello (Nao) [66] [67] e consente
all’uomo la libertà di giudizio. Oggi sappiamo che le principali differenze fra
uomo ed altri animali concernono principalmente il cervello[68]. La struttura
interna ed il funzionamento degli altri organi, infatti, mostra davvero poche
differenze. Il funzionamento e lo sviluppo di neuroni primari ed interneuroni,
invece, mostra ampie variazioni di specie e risulta molto complesso nell’uomo,
tanto da far presumere che le funzioni intellettuali superiori (concernenti
linguaggio, astrazione, giudizio), derivino da queste strutture neuronali[69]. A
fronte di un genoma molto simile la soppressione ed espressione genica produce
le ampie e note differenze intra ed interspecifiche, come se esistesse una
sottile ed ancora sconosciuta regolazione operante nell’universo[70].
In Occidente l’intuizione che la sede del pensiero e della coscienza risiede nel
cervello risale agli studi della Scuola Alessandrina e si ritrova poi,
sistematizzata ed espressa in modo magistrale, in Avicenna (980-1036 d.C.), il
quale nel Poema della Medicina scrive:
“Lo spirito naturale è formato da un vapore buono e puro / lo spirito purificato
che si trova nel cuore mantiene la vita / lo spirito vitale ha per centro il
cervello e matura nelle meningi.
Queste differenti varietà si completano nelle circonvoluzioni cerebrali: lì c’è
la sede delle sensazioni e della riflessione.
Ognuno di questi spiriti ha facoltà rigorosamente proprie.”
Da quanto sappiamo, i medici cinesi solo nel periodo Ming (1368-1644 d.C.)
cominciarono ad occuparsi del cervello in quando sede delle specifiche
differenze fra uomo ed altri animali. Essi suddivisero il cervello in tre parti:
inferiore (che regola gli automatismi vitali ed è compresa fra 14 e 16 GV),
media (della motricità volontaria, compresa fra 17 e 20 GV) e superiore
(intelletto, spirito, autodeterminazione, linguaggio, connessa fra 21 e 24 GV).
Inoltre si stabilì che i Meridiani di Polmone, Grosso Intestino, Stomaco e Milza
erano collegati al Cervello Inferiore, quelli di Cuore, Piccolo Intestino,
Vescica e Rene al medio e gli ultimi quattro (Ministro del Cuore, Triplice
Riscaldatore, Fegato e Vescica Biliare) con il superiore[71].
Accettando questa ipotesi e collegando (per quanto prima detto) lo spirito umano
al livello delle funzioni cerebrali superiori, dovremo trattare, nei disturbi
spirituali, i punti fra 21 e 24 GV[h2] ed i Meridiani (soprattutto i
punti yuan[i2]) delle ultime 2 coppie nel caso di disturbi derivanti
da incapacità a percepire dimensioni spirituali. Qualora invece vengano meno i
presupposti interiori dell’apertura spirituale (poca autostima, poca energia
radicante l’individuo) allora andranno considerate anche le coppie collegate al
cervello medio (che funge da premessa funzionale, se si può dire così, per
l’esprimersi delle facoltà di quello superiore) ossia i punti compresi tra 17 e
20GV. Utile è impiegare, nel massaggio o di interi tratti meridianici o di
singoli punti, Oli Essenziali (OE) che essendo profumati giovano allo Shen
inteso come psiche, emozioni, anima, spirito. Fra i molti OE riteniamo
particolarmente utile quello di Gelsomino (Jiasminum officinalis)[72], estratto
dai profumatissimi fiori. In Medicina Orientale (soprattutto Ayuverdica) al
principio si attribuisco virtù calmanti, antidepressive ed assieme stimolanti il
sistema nervoso centrale. Nella corrispondenza fra piante, pianeti ed organi, il
Gelsomino corrisponde alla luna che, a sua volta, impatta sul cervello. In
India[l2] bagni di fiori bianchi (albumenterapia[m2])
sono dotati di effetti rilassanti. Un’ottima miscela si compone di OE di
Gelsomino, Biancospino, Ciliegio ed Arancio. Occorre però tenere presente che l’OE
di Gelsomino può indurre orticaria e/o asma soprattutto nei portatori di
allergia all’Olea Europea[n2].
Conclusione
“…in tanto debilitai li spiriti visivi, che le stelle mi pareano tutte d’alcun albore ombrate”
Dante Alighieri “ Coloro che conoscono lo Spirito di solito tacciono”
Disraeli
Non crediamo di essere riusciti nell’ambizioso proposito di trovare una maniera
logica di impostare e tantomeno risolvere il problema della spiritualità nella
tradizione cinese ed in MTC. Certamente la cultura cinese è più pratica e meno
votata alla metafisica di quella Occidentale, ma affermare che essa è del tutto
empirica, materiale ed agnostica è un errore. In fondo la religiosità cinese
tradizionale è di tipo animista8 e, secondo la definizione di Tylor, basata su
entità spirituali ora nefaste, ora protettive. Larghi aspetti, infatti, della
cultura medica e non solo delle origini, è composta di rituali di tipo
animistico, magico ed apotropaico[73]. Le stesse pratiche di preservazione della
salute (Yangshen), non solo nutrono il corpo, ma sono orientate a temperare e
rinforzare lo spirito dell’individuo, creando in lui una incessante ricreazione
e progressione, con diete adeguate, formule erboristiche, soggiorni in luoghi
salutari, meditazione, ginnastiche corporee e massaggio[74]. Presumibilmente è
sfuggito, a molti cultori occidentali, il senso degli indirizzi “spirituali”
contenuti nei classici medici cinesi. A questo proposito rammentiamo che sia
Padre Larre[75] che Jeffrey Yuen[76] che Nguyen Van Nghi considerano il Ling Shu
porta e mappa per la ricerca spirituale, cardine che collega l’uomo, al di là
dell’apparenza, allo spirito creatore ed ordinatore delle cose. Probabilmente
nei precetti della MTC vi è sempre una attenzione sincronica e simultanea per
gli aspetti corporei, psichici e spirituali ed il fatto che i tre non vengano
disgiunti, ci trova impreparati alla loro autentica interpretazione[77] [78]. A
leggere con attenzione vari classici medici del periodo arcaico si comprende che
il messaggio nascosto fra le righe è riferito alla relazione esistente fra Uomo
e Cosmo, relazione che si realizza attraverso lo Spirito. Il problema che ha
creato una sorta di diaframma obliterante il nostro sguardo[o2], è
stato quello di ricercare sempre elementi legati ai concetti di spiritualità
cristiana[79]. Forse, per meglio comprendere il pensiero filosofico e religioso,
prima ancora che medico e scientifico cinese, sarebbe opportuno approdare ad una
conoscenza più profonda dell’alchimia esoterica, della mistica taoista e
buddista e della ritualità confuciana[80]. Forse, inoltre, avremmo dovuto
scavare meglio e più profondamente nella mistica cristiana Medioevale e nel
Cristianesimo, affascinante ed eterodosso, professato, nel tardo XVI secolo, dal
cardinale Alessandro Farnese [81]. Tutte queste conoscenze ci sono mancate, come
anche un certo rigore nell’architettura stilistica dell’articolo. Come curiosi
esploratori dilettanti (ma pieni di passione), ci siamo fatti prendere la mano
(alla maniera di Evola[82] o di Zolla[83]), più dalle divagazioni e suggestioni
che dalla autenticità e dal rigore dei contenuti. Tuttavia riteniamo che il
tentare di comprendere scrivendo sia un dono possibile e piacevole e siamo
certi, dopo questo lavoro, di aver ridotto alquanto la nostra confusione.
Autori: Carlo Di Stanislao, Marialucia Semizzi, Dante De Berardinis,
Giulia Boschi, Luigi De Franco
Indirizzo per chiarimenti
Carlo Di Stanislao
E-mail: amsaaq@tin.it
Note
[a] Dinastia Shang, 16°-11° sec. a.C.
[b] Come per tutte le congetture che riguardano i tempi mitici dell’inizio delle
civiltà, vi è anche chi sostiene il contrario, basandosi sulla leggenda che
uomini occidentali, Fuang Zu, abbiano introdotto la civiltà in Cina 12.000 anni
fa (si veda Caspani F: Riv. It. D’Agop. 2002, 102: 15-26)
[c] In realtà, a voler essere pignoli, nemmeno nel pensiero cinese mancarono
inseguimenti di sottili ragionamenti di tipo meramente intellettuale; ci
riferiamo in particolare a tutto il filone Xuanxue o "neotaoista" come lo
traduce Fung Yülan a partire dalla fine degli Han e che in buona parte
riecheggia nella sezione Lingbao del canone taoista.
[d] Daodejing, Zhuangzi e Liezi, insieme allo Huainanzi sono testi base del
taoismo filosofico ma non costituiscono il canone taoista.
[e] L’idea dello stoicismo è quella di un universo non eterno ma finito e della
necessità di vivere secondo virtù individuali che garantiscano a tutti la
massima coerenza.
[f] Che la considera immateriale ed immortale.
[g] Che ne ha una visione materiale
[h] Che la giudica mortale e materiale.
[i] Nel Suwen si legge che lo Shen presiede al controllo dei Sette Sentimenti.
[l] Wang Tao e Yang Shanghan ad esempio, AA attivi fra il VI ed il VII secolo
d.C..
[m] Si legga: Henricks R.C.: Lao-Tzu Tao-Te King. A New Traslation Based on
the Recently Discovered Ma-wang-tui Texts, Ed. Ballantine Books, New York, 1989.
[n] Imperatore-pontefice, collegamento fra Cielo e Terra.
[o] 618-907 d.C.
[p] Le Ben Shen.
[q]
Anima-Organo |
Funzioni |
Hun-Fegato |
Fantasia e creatività |
Po-Polmone |
Istinto di sopravvivenza, automatismi esistenziali. |
Shen-Cuore |
Generosità, sensibilità. |
Yi-Milza |
Intelligenza razionale |
Zhi-Rene |
Volontà e determinazione |
[r] Vissuto fra il 581 ed il 682 d.C, ed autore del Qian Jin Yao Fang, in 30
volumi.
[s] A tal proposito si legga Pound E.: Confucius, New Directions, New York,
1972.
[t] Spettri o fantasmi.
[u] Diavolo, in Greco, è “colui che separa e divide”.
[v] Sui cosiddetti “13 demoni”.
[z] Si veda il saggio di Benedetto Croce: “Perche’ non possiamo non dirci
cristiani”
[a1] Vangelo di S. Giovanni, 3,8.
[b1] Si veda la traduzione commentata di Larre C.: Lao Tseu. Tao Te King. Il
Libro della Via e della Virtù, Ed. Jaca Book, Milano, 1993.
[c1] Nella storia dell’arte questa nuova spiritualità, libera, gioiosa,
spontanea ed umana, è espressa dai grandi maestri gotici (Cimabue, Giotto e
Simone Martini), i quali trasformano e latinizzano le icone greche in elementi
più congiunti al quotidiano.
[d1] Separazione definita, come già visto, “diabolica” dal Buddismo e dalla
filosofia Chan.
[e1] Si vedano, ad esempio, le molte traduzioni del Sowen e del più recente
Dong Yi Bao Jian, contenuti nel trattato riassuntivo Han Yu Da Zi Dian del 1993.
[f1] Si legga: Mollard Y. E Miaola M.: L’uomo prima della nascita, Ed.
Sowen-Jaca Boook, Milano, 1995.
[g1] Vissuto circa fra il il 283 ed il 343 d.C.
[h1] Meng-tzu, vissuto fra il 371 ed il 289 a.C.. Secondo alcuni è un
errore inserire Mencio fra i neoconfuciani. II neoconfucianesimo è una scuola
sincrestistica che si sviluppa durante la dinastia Song (Zhu Xi e company);
Mencio e Xunzi possono considerarsi discepoli di Confucio (anche se non lo
furono fisicamente) ma ne interpretarono gli insegnamenti in modo radicalmente
diverso (un po come una destra e sinistra hegeliana) in particolare per quanto
riguarda la natura umana (Xing); per questo è un po difficile stigmatizzare il
"confucianesimo". E anche importante distinguere linsegnamento di Confucio
(quale lo troviamo nei dialoghi) dalla dottrina confuciana dei burocrati.
Anche per Confucio lazione spontanea è il punto darrivo della via del saggio (cfr.
cap. 20 del Lunyü).
[i1] Nato nel 1896 e deceduto nel 1979.
[l1] Ringraziamo per l’insostituibile contributo a questa chiusa Padre
Giuseppe De Gennarro ed il Prof. Arturo Conte, esponenti illustri della
Università de L‘Aquila.
[m1] A partire dallo Shuowen Jiezi, scritto da Xu Shen e pubblicato nel
121 d.C.
[n1] Wu significa sia materia che energia e Li indica regola, legge
universale.
[o1] Ideogramma Ricci n. 3187, che si traduce: soprannaturale,
meraviglioso, prodigioso, spirito o spirituale; ma anche magia, stregoneria o
involucro che circonda il cadavere.
[p1] Ling, si traduce spirito, intelligenza, divino; eccellente,
qualsiasi cosa pertinente ai defunti. Nel Da Ya Lingtai Zhuan si dice: "la
chiara essenza dello Shen è chiamato Ling". Nel Da Dai Li Ji si dice: "il Jingqi
dello Yang è detto Shen, il Jingqi dello Yin e detto Ling". Nel Guang Yun ,
Ling indica fortuna. Pertanto Il Ling sembra essere una manifestazione, una
forma dello Shen: mentre lo Shen è una forza completa e indescrivibile, in
continua espansione, il Ling tende a concentrarsi e a realizzare una sorta di
“presa di forma” dello Shen. Il Maestro Li Xiaoming afferma: "lo Shen è la
radice, Ling è la funzione". Qualche spunto di riflessione: Il carattere Ling è
composto da (dallalto in basso): pioggia, tre bocche, sciamana/o/e/i.
Invocazione corale che produce un effetto tangibile (la pioggia)?. Ling è quella
facoltà attraverso cui lo Spirito immateriale può agire sul mondo materiale e al
tempo stesso rappresenta la sublimazione della materia quintessenziale che può
arrivare a costituire un corpo di pura luce spirituale (ling guang) punto
darrivo della Grande Opera dellalchimia interna. Ling o anche linghun si usa
per le anime dei trapassati, forme eteree che conservano però un certo grado di
"forma e nome" (alla buddista namarupa primo anello della catena allesistenza concreta),
ma si usa anche per indicare la capacità e possibilità di comunicare con le
altre dimensioni: per dire se un oracolo è preciso ci si chiede "è ling o non è
ling?". In giapponese Ling si legge Rei ed è appunto il Rei del Reiki. Usui, non
a caso, era membro di una società analoga alla Psychic Society di Londra.
[q1] Lingtai.
[r1] Qinglingquan.
[s1] Lingdao.
[t1] Chengling.
[u1] Lingxu.
[v1] Subconscio, preconscio
[z1] Razonalità discriminante.
[a2] In questi casi si ricorrerà ai punti Shen, Mu, ecc., o al
trattamento delle 5 Stasi secondo le Wu Bao e gli Zang Fu
[b2] Guangming.
[c2] Sfregamento della cute coperta con olio mediante una moneta di
rame.
[d2] In generale i Luo sono trattati con moxa (nei deficit) e
sanguinamento negli eccessi, ma possono esistere eccezioni.
[e2] Concetto kantiano che è capacità di coniugare libertà individuale
e necessità di risponere a regole sociali.
[f2] Tali funzioni sono prevalentemente espresse dal cosiddetto “lobo
limbico” e dalle aree prefrontali e frontali
[g2] 1518-1593 d.C.
[h2] Ivi compresi i punti dei Meridiani di Vescica e di Vescica
Biliare, stimolati a sinistra per prodrre un’azione di tipo tonificante e di
rinforzo.
[i2] TB4, PC 7, GB40, LR3.
[l2] Ove si usa la varietà indigena sambac.
[m2] Dal latino albus = bianco. La albumenterapia era infatti usata
anche nella Medicina Medioevale d’Occidente.
[n2] Si tratta, infatti, di una Oleacea
[o2] Come una sorta di velo di Maya.
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