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Prevenire l’infarto? Gli uomini tengano d’occhio il livello del testosterone

Ancora contro l’omeopatia

Sabato 1 ottobre, prima Giornata Nazionale ABIO

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Prevenire l’infarto? Gli uomini tengano d’occhio il livello del testosterone

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I maschi dopo i 50 anni, per prevenire le malattie cardiovascolari, dovrebbero verificare il livello di testosterone nel sangue, inserendo questa indagine negli abituali screening di controllo.

Questa importante indicazione è emersa nel corso dei lavori del XXII° Congresso Nazionale della SIA - Società Italiana di Andrologia, in corso in questi giorni (1° - 4 ottobre 2005) a Liscia di Vacca - Arzachena.

"Una serie di studi scientifici (la cui raccolta è stata recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Urology) - dichiara il Dottor Bruno Giammusso, Segretario Nazionale SIA - ha dimostrato come il calo dei livelli di testosterone dopo i 50 anni (la cosiddetta andropausa) - costituisca un fattore di rischio per malattie cardiovascolari quali l’infarto, al pari dell’ipertensione, dell’ipercolesterolemia e del diabete".

Gli effetti benefici di questo ormone si manifestano su più versanti.

"Il testosterone è in grado di produrre una vasodilatazione delle arterie coronarie, aortica e brachiale - continua Giammusso, ed è stato dimostrato che le concentrazioni ematiche di questo ormone sono mediamente più basse in uomini affetti da malattie cardiovascolari rispetto a soggetti sani".

La terapia sostitutiva con testosterone in maschi ipogonadici, dunque, riduce il rischio di infarto ed inibisce il processo di aterosclerosi, e la somministrazione dell’ormone (per un periodo di 1-3 mesi) in pazienti maschi con bassi livelli di testosterone e angina cronica stabile, riduce significativamente la severità e il tempo di ischemia.

"Non solo, - prosegue Giammusso - ripristinare i livelli ormonali fisiologici del maschio in età adulta ha un impatto favorevole su tutti i parametri alterati nella cosiddetta "sindrome metabolica" quali obesità, ipertensione, diabete".

Inoltre, da alcuni studi presentati dal Dottor Alessandro Palmieri dell’Università di Napoli, si rilevano dati confortanti, in questi pazienti, sulla funzione mentale ed in particolare una netta riduzione della percentuale di depressione e un miglioramento del tono dell’umore e delle funzioni cognitive, ad esempio la memoria visiva.

I risultati di questi studi, oltre ad ampliare l’orizzonte della prevenzione e della cura di patologie molto frequenti nella popolazione maschile "matura", mostrano la complessità dell’accezione medica di "Andropausa" che non implica solo una minor efficienza fisica, mentale e sessuale, ma può essere rapportata ad una serie di patologie con forti conseguenze sulle aspettative di vita.
 

A cura di: SIA - Società Italiana di Andrologia

www.andrologiaitaliana.it/portal/


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